Curto: «Crisi, il sindaco riferisca in Consiglio»

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Si riceve e pubblica:

Suppongo di essere in possesso di sufficiente esperienza politica per non cadere nell’errore di ritenere possibili le dimissioni di Maurizio Bruno dalla carica di Sindaco e, di conseguenza, da quella di Presidente della Provincia, anche se nel corso del C.C. di ieri ha paventato non tanto le dimissioni ma, addirittura, le elezioni anticipate.

Pur tuttavia, presumo che nessuno possa negare la fragilità politica che caratterizza l’attuale maggioranza di centrosinistra al governo della città degli Imperiali.

Una fragilità determinata soprattutto dallo stato di disagio e imbarazzo attualmente vissuto da quel Partito Democratico che, passata l’iniziale euforia dovuta all’elezione di un proprio sindaco, ha dovuto rendersi amaramente conto che proprio le scelte politiche del primo cittadino rischiano di relegarlo nella marginalità e nella irrilevanza.
Un Pd che ha già registrato uscite, peraltro dignitosissime, dalla Giunta e dal Consiglio da parte di chi ha anteposto, al contrario di altri, la tutela della propria dignità politica e personale rispetto alla sottomissione acritica al potente di turno.

Una fragilità che è anche conseguenza del rapporto contraddittorio con movimenti politici con la cui reale natura Bruno avrà modo ben presto di dover fare i conti.

Infine, vi è la terza fragilità, ovvero il ruolo del Nuovo Centro Destra all’interno dell’Amministrazione Bruno. Un ruolo debordante, che ha visto il Sindaco/Presidente di Provincia assecondare (secondo i detrattori, sin troppo!) la voglia di gestione degli uomini di Alfano, cosicché, almeno allo stato, il primo degli uomini del Pd ha nei confronti dell’attuale Amministrazione un potere contrattuale sicuramente minore rispetto all’ultimo uomo (o donna) di Ncd.

Tale stato di cose, quindi, non potrà che condurre a due diverse soluzioni.

La prima. Il PD ricorderà di essere un partito, imporrà il ridimensionamento di Ncd, e magari, come atto di benevolenza e magnanimità nei confronti dell’attuale sindaco, gli chiederà di sopprimere nella culla il giovin signore dai troppi vagiti, in tal modo spianandogli la strada per la ricandidatura nel 2019.

La seconda: il Pd dimenticherà di esserlo (partito) limitandosi ad accettare qualche briciola di sottogoverno, decretando in tal modo la propria fine politica, ma aprendo la strada ad uno scontro all’arma bianca tra l’attuale assessore ai rondò e un Bruno sempre più democristianizzato.

Qualunque possa essere realmente la soluzione, un dato è certo: Bruno deve venire a riferire in Consiglio comunale sulla crisi che da tempo ha ormai investito la sua maggioranza. Un atto dovuto nei confronti della opposizione e della stessa città.

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