Noi ci siamo ha “adottato” l’assessore, fino a ieri in quota Area popolare-Nuovo centrodestra, Anna Ferreri e ha, a suo stesso dire, placato gli appetiti da Manuale Cencelli del Partito democratico, che nei giorni scorsi aveva chiesto un riequilibrio in Giunta a seguito della dichiarazione d’indipendenza del consigliere Dario Mancino (ex Ap-Ncd). Una sorta di stepchild adoption – l’adozione del figlio del partner – in salsa francavillese (cit. Donenico Attanasi) che dovrebbe mettere (il condizionale è d’obbligo) a tacere il chiacchiericcio degli ultimi giorni circa un’alternanza nell’esecutivo tra la stessa Ferreri e una donna del Pd, ma che complica i rapporti, già tesi, nella maggioranza.
In sostanza, la scelta del consigliere Antonio Camarda e dei suoi è stata presentata proprio questa mattina in una conferenza stampa, convocata nottetempo, presso il Bar Nausicaa in via Roma. Nel corso dell’incontro, cui ha partecipato in veste di spettatore anche Ettorino Lupo (marito dell’assessore Ferreri) i rappresentanti del movimento hanno apertamente criticato la nota con la quale, nei giorni passati, il Pd aveva ufficialmente chiesto un nuovo assessorato. C’è stato un ampio riferimento alle logiche del passato, quando a Francavilla Fontana – è stato sostenuto – gli assessori erano indicati dai partiti sulla base dei voti conquistati, e non dal sindaco.
«La conseguenza di un tale modo di scegliere gli assessori – è stato detto – sulla vita amministrativa è stata sotto gli occhi dei francavillesi che ne hanno sopportato i danni: Francavilla ha subito un degrado amministrativo notevole che l’ha resa peggiore rispetto alle città viciniore quando sino alla fine degli anni ’80 era il fiore all’occhiello del Salento e, di fatto, la città non era amministrata ma continuo oggetto di assalti affaristici al bilancio comunale».
Una logica che – sempre a dire di noi ci siamo – è stata superata proprio con l’elezione del sindaco Maurizio Bruno, il quale ha presentato la sua squadra di governo prima del turno di ballottaggio.
«Ovviamente – ha proseguito Camarda – come ogni cambiamento che si rispetti, quella del “patto per il cambiamento” è stata una scelta che richiede una emancipazione culturale, un salto di qualità nel concepire il modo di svolgere l’ufficio di consiglieri comunali: i tempi in cui l’incarico elettivo era considerato un pubblico concorso per accedere a qualche vantaggio in termini di posto di lavoro, di carriera o di sostegno ai parenti è finito per sempre. Chi si candida a consigliere comunale – ha aggiunto – e chi viene eletto consigliere comunale deve sapere che è chiamato a nient’altro che a compiere per bene i suoi compiti e funzioni dell’ufficio di consigliere comunale in coerenza con il programma all’insegna del quale il popolo lo ha eletto: tutto qui (e scusate se è poco)! Nessun diritto e nessuna pretesa possono essere avanzati per il fatto che si è eletti consiglieri comunali. Non solo, a loro volta, gli assessori individuati dal sindaco per delle specifiche potenzialità e qualità, potranno e dovranno essere valutati e, se del caso, sostituiti dal sindaco solo per il merito e per il modo in cui operano senza alcuna certezza che il posto assessorile sia per sempre».
«La gravità del contenuto del documento del Pd sul “riequilibrio” dei rapporti tra rappresentanza in Consiglio comunale e componenti di Giunta – ha aggiunto – è che tradendo e contraddicendo lo spessore del cambiamento apportato dall’amministrazione Bruno ha rischiato di far ripiombare la stessa amministrazione ai tempi bui delle amministrazioni di centrodestra, che vedevano i sindaci nel ruolo di burattini e in cui le irresponsabilità degli assessori la facevano da padrone. Mai e poi mai, in questi due anni e passa di amministrazione Bruno, gli assessori sono stati nominati in base al Manuale Cencelli: con la crisi aperta dalla sinistra è stata una scelta – sbagliata, ha sempre sostenuto Noi ci siamo – degli assessori quella di dimettersi e di determinare l’equivoco, ma essi non avevano alcun dovere di obbedire ad alcuna prescrizione di partito e avrebbero dovuto attendere le decisioni del sindaco. Invece Trisolino, Voccoli e Lopalco hanno forzato la mano per loro diretta e autonoma scelta. Parimenti il completamento della Giunta col fisiologico allargamento al centro di Ap-Ncd è stato operato solo dal sindaco».
Questi i motivi che hanno spinto Ncs a indicare come “suo” assessore quello stesso che si sarebbe dovuto sacrificare sull’altare dei presunti appetiti del Pd: Ferreri: «In modo tale da ammazzare lo zombie – dice Camarda – sin da subito senza aspettare che, animandosi, torni a fare danni».
Infine, un appello ai colleghi consiglieri comunali: «Se nel candidarvi – ha concluso Camarda – è stata detta una cosa diversa e vi è stato fatto pensare che l’elezione a consigliere era un concorso a premi, per favore, ora che sapete che non è così, dimettetevi, per il bene della città».