Francavilla Fontana non è, e non è mai stata, una città a misura di persona disabile. Non lo è a maggior ragione da 30 anni a questa parte, da quando cioè è entrata in vigore la legge numero 41 del 1986 che prevede, tra le altre cose il cosiddetto Peba, Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Nei giorni scorsi, Lo Strillone ha ospitato nella sua redazione di Francavilla Fontana una conferenza stampa durante la quale si è parlato appunto del Peba e dell’essere il Comune di Francavilla Fontana di fatto fuori legge. Nostri graditi ospiti, Silvana Ammaturo, presidente dell’associazione “La Forza della Vita”, Emanuele Modugno, consigliere comunale di Rifondazione comunista, e Sergio Tatarano, presidente della locale Cellula Coscioni.
I tre, negli anni e nei mesi passati, hanno interpellato e stimolato più volte sull’argomento il Comune, da cui però hanno ottenuto soltanto risposte interlocutorie. Così, hanno deciso di scavalcare l’ente e di rivolgersi direttamente alla Regione e, in particolare, al governatore Michele Emiliano per chiedergli la nomina di un commissario ad acta che si occupi di adottare, al posto dell’amministrazione in carica, il piano in questione. O, perlomeno, una diffida ad adempiere.
Un’iniziativa straordinaria per far fronte a una situazione d’illegalità altrettanto straordinaria.
Dopo l’entrata in vigore della legge 41, gli enti locali avrebbero dovuto dotarsi del Peba entro un anno, ossia entro il 28 febbraio 1987.
L’indifferenza nei confronti delle persone disabili, infatti, stride non solo con i dettami della legge numero 41 del 1986, ma con la stessa Costituzione – di cui tanto si parla, per altri motivi, in questo periodo – che fissa il principio di eguaglianza formale e sostanziale (articolo 3) e il diritto alla mobilità di ogni cittadino (articolo 16).
Nel corso della conferenza – mandata in diretta sulla pagina fb dello Strillone (per chi voglia rivederla è sufficiente cercare “peba” nel campo di ricerca sulla destra) – Tatarano si è concentrato principalmente sugli aspetti tecnico-legali, Ammaturo sulla sua esperienza associativa e sull’esistenza di ostacoli anche culturali oltre che architettonici, e Modugno sui suoi tentativi di cambiare lo status quo prima dall’interno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maurizio Bruno, poi anche dall’esterno (essendo oggi all’opposizione).
Sarebbe ora che qualcosa si smuovesse – non importa, in fondo, se per mano dell’amministrazione comunale o grazie a un soggetto esterno incaricato ad hoc – perché il grado di civiltà di una comunità si misura anche o soprattutto dalla sua capacità di garantire alle fasce più deboli della popolazione pari dignità e possibilità rispetto a chi sia più fortunato.