Otto condanne e cinque proscioglimenti per intervenuta prescrizione al termine del primo grado del processo scaturito dall’inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti speciali e pericolosi, tra i quali le ceneri delle centrali Enel ed Edipower e i residui degli scarti ex Dow Chemical, interrati nel Brindisino.
Sono stati condannati oggi a un anno e due mesi dal giudice monocratico Barbara Nestore: Antonio della Corte (dipendente della Euroscavi 2000 Srl), Giuseppe Alfonso della Corte (proprietario e socio unico della ditta Euroscavi 2000), e Vincenzo della Corte (dipendente della Euroscavi 2000) tutti di Francavilla Fontana.
Condanna a un anno, invece, per: Antonio Corvino (francavillese, amministratore unico della ditta Euroscavi 2000), Walter Leone (francavillese, dipendente della Euroscavi 2000), Giuseppe Antonio Marraffa (di Carovigno, socio della Ikos Puglia Srl), Gianni Monna (di Carovigno, amministratore unico della Ikos Srl) e Cosimo Sternativo (francavillese, capo cantiere della Euroscavi 2000).
Prescritti i reati contestati a Ferdinando Arsenio (di Lecce, amministratore della ditta Global Construction), Mirco Calderoni (responsabile ufficio pratiche della Direzione commerciale della Tampieri Spa di Faenza), Davis Leonardi (dipendente dell’ufficio pratiche della Tampieri Spa di Faenza), Cosimo Roma (di Brindisi, legale rappresentante della Urbe Edilizia Srl) e Giuseppe Roma (di Brindisi, amministratore unico della ditta Ra Costruzioni).
Il giudice ha inoltre disposto la confisca dell’impianto Euroscavi 2000 (Francavilla Fontana) e la restituzione dell’impianto Fimab Srl di Brindisi.
Le indagini, condotte nel 2012 dal Nucleo operativo ecologico di Lecce e coordinate dal pubblico ministero Antonio Negro della Dda di Lecce, sfociarono nell’operazione “Cenerentola” e portarono a processo 18 persone tutte riconducibili a imprese esterne incaricate di smaltire, appunti, i residui della produzione dei committenti, estranei al procedimento giudiziario. Nel corso dell’inchiesta emerse che 300mila tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi erano state nascoste illecitamente in terreni e cave. Così, nell’ottobre 2012 furono sequestrati quattro impianti di smaltimento dei rifiuti, 60 mezzi tra autocarri e semirimorchi, macchine di movimentazione terra e attrezzature. Sette le società implicate, con sedi a Brindisi, Francavilla Fontana, Carovigno, Monopoli e Faenza.
Le accuse erano, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, esercizio di discarica abusiva, miscelazione di rifiuti pericolosi, omessa comunicazione di contaminazione del suolo e del sottosuolo, evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva. I rifiuti stipati nel terreno sarebbero stati ceneri pesanti e leggere derivanti dalla combustione di carbone e biomasse. Secondo la Direzione distrettuale, per eludere i controlli erano pure stati falsificati documenti mediante la modifica dei codici identificativi degli scarti, peraltro miscelati tra loro per destare i minori sospetti possibili.