Maestra “maltrattò” gli studenti: chiesta l’archiviazione, ma le famiglie si oppongono

scuola maltrattamenti

Il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione, ma le famiglie non ci stanno e hanno proposto opposizione. Il caso è quello di una maestra delle elementari di Torre Santa Susanna finita sotto inchiesta, sul finire dello scorso anno, per presunti maltrattamenti o, meglio, abuso dei mezzi di correzione o di disciplina nei confronti dei suoi alunni. Se ne discuterà il prossimo 13 ottobre durante l’udienza fissata dinanzi al Gip Tea Verderosa cui il Pm Pierpaolo Montinaro ha appunto richiesto formalmente di metterci una pietra sopra.

Non sono d’accordo, però, sei famiglie – assistite dagli avvocati Francesco Mancini e Giuseppe Sorio del foro di Brindisi – che invece vorrebbero il prosieguo del procedimento nei confronti della donna, un’insegnante 62enne assistita dall’avvocato Cosimo Lodeserto. Nei confronti degli studenti della quarta classe, non avrebbe usato violenza fisica – a parte uno scappellotto a uno di loro – ma soprattutto insulti e offese, almeno stando a quanto emerso dai filmati delle telecamere nascoste posizionate in classe, nel corso delle indagini, dai carabinieri della locale stazione.

Con le risultanze delle investigazioni aveva in un primo momento concordato anche il magistrato inquirente, che aveva anche proposto la sospensione cautelare della maestra per un periodo di 12 mesi. Cosa che non è poi avvenuta, tanto che la donna – ed è un’altra lagnanza da parte dei denuncianti – è rimasta esattamente al suo posto per tutto questo tempo, avendo avuto a che fare anche con gli stessi allievi che avevano raccontato  e si erano lamentati a casa dei suoi metodi d’insegnamento.

Metodologia la sua che, secondo una consulenza commissionata a una specialista dai legali Mancini e Sorio, sarebbe ormai superata. L’abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, che altro non è se non la fattispecie dei maltrattamenti al di fuori della cerchia familiare o domestica, si configurerebbe – sempre stando alle tesi delle parti offese – anche nel caso di violenze psicologiche, e non dunque soltanto fisiche, soprattutto in una fase della crescita (si parla di bambini di 9-10 anni) nella quale la personalità dell’individuo non è ancora sviluppata a dovere.

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