«Con una spesa minima salvare vite umane»: recita questo, tra le altre cose, l’esposto presentato il 2 settembre 2015 in Procura dalle oltre quindici famiglie che abitano nella contrada Immacolatella, nei pressi dell’incrocio tra le strade provinciali 52 e 55 (Francavilla Fontana-San Marzano-Oria-Carosino).
Il pericolo denunciato di un anno fa è lo stesso che rende la circonvallazione nota alle cronache di oggi come vent’anni addietro, almeno secondo i residenti e dimostrato dall’elevato numero di incidenti, talvolta mortali. Le cause pare siano da ricercare – sempre a dire dei denuncianti – tanto nell’assenza di illuminazione quanto nell’inadeguatezza della struttura del sistema viario.
Con ordine. La circonvallazione, stando a quanto raccontano, nacque alla fine degli anni Settanta e venne subito dotata di un regolare impianto di illuminazione perfettamente funzionante, il quale permetteva di segnalare l’incrocio di sera e di migliorarne la visibilità. Quando, tuttavia, esso fu sostituito da un nuovo impianto fotovoltaico, la situazione precipitò, in quanto la nuova illuminazione ebbe vita molto breve: tre o quattro giorni massimo – garantiscono – poi ripiombò nel buio. Da allora sono passati circa vent’anni. Ciò che è evidente, al di là delle loro memorie, sono questi pali della luce che attualmente non solo sono spenti, ma risultano essere addirittura sprovvisti dei pannelli solari di cui dovrebbero essere dotati.
«Dove sono spariti i pannelli? Perché li hanno portati via?», è la domanda della gente del posto.
La presenza di questi 15 pali, inoltre, genera un altro effetto collaterale: finiscono per costituire, paradossalmente, un ulteriore pericolo per la circolazione, rappresentando di fatto degli ostacoli contro cui, sovente, si rischia di sbattere immersi nell’oscurità. Testimonianza diretta del pericolo, reale e non supposto, sono i recenti resti della base di uno di questi pali, poi asfaltata, contro cui è finita solo pochi giorni fa un’auto proprio intorno alle 3 del mattino.
Altro tasto dolente: come si può notare percorrendo la provinciale, la circonvallazione in questione è l’unica sprovvista di una rotatoria, che potrebbe invece rappresentare una valida soluzione per la viabilità e per la sicurezza.
«Eppure non ci sarebbero da fare espropri, lo spazio c’è già, andrebbe solo costruita e con una spesa minima», sostengono i residenti. Di questa rotonda, nella contrada, si parla da sempre: «In tutto questo tempo ci si è sperato, confortati da voci più o meno attendibili degli addetti ai lavori o dei tecnici della Provincia».
Nel corso degli anni, in realtà, molte volte gli operai sono dovuti intervenire sulla circonvallazione per riparazioni a seguito dei sinistri più violenti o operando, come possibile, sui blocchi stradali, ampliati per scoraggiare le folli corse ad alta velocità o i sorpassi pericolosi. Ma si tratta solo di palliativi, mai stati fino in fondo efficaci: in una delle curve, per esempio, i mezzi più pesanti sono costretti a salire sul blocco stesso perché impossibilitati nel passaggio.
In una ricerca delle responsabilità tra le varie autorità competenti, non si può tuttavia tacere rispetto ai limiti di velocità che la maggior parte delle volte non vengono rispettate dagli automobilisti, i quali mettono a repentaglio la loro stessa vita, quella di chi gli sta intorno, e la tranquillità dei residenti che vivono nel timore anche di uscire dalla loro contrada.
«Ormai siamo abituati ad essere svegliati nel cuore della notte per sinistri di ogni tipo e di ogni gravità – spiegano – e le scene sono sempre le stesse: un rumore sordo, poi le urla, il citofono, i primi soccorsi e la chiamata al 118».
«Una volta ci fu un incidente terribile, c’erano cinque persone a terra e i soccorsi non arrivavano: sistemai i feriti in macchina e li portai io stesso in ospedale», racconta uno degli abitanti della zona. Purtroppo, non sempre lo scenario si può risolvere con un soccorso. «Non avete idea di quanti morti abbiamo dovuto vedere».
La richiesta di aiuto, di attenzione, di ascolto si fa più forte perché più drammatica. «Non riusciamo ad avere una vita serena e tranquilla, e non riusciamo a salvare tutte le vite che qui si scontrano e si perdono»
Questo è il motivo per cui la contrada Immacolatella scrive al nostro giornale chiedendo di prestarle una voce, e questo è il motivo per cui, ancora una volta, reclama una risposta dalle autorità, avvertendo però, adesso, la necessità di raccontare il dramma anche agli altri concittadini.
Affinché tutti sappiano cosa succede, troppo spesso, in corrispondenza di quell’incrocio, così trafficato, così densamente abitato, e così, tristemente, abbandonato a se stesso.
Ilaria Altavilla