Degrado ed escrementi in ospedale a due passi da Rianimazione e sale operatorie

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A due passi c’è il reparto di Anestesia e Rianimazione, uno dei più delicati: se arrivi fin là, o torni indietro o passi oltre, nell’oltretomba. Qualcuno, non a caso, ne parla come dell’anticamera della morte. Poco più lontano, ci sono poi le sale operatorie, e anche da qui sempre meglio sperare di tenersi alla larga. Questo è il contorno. Siamo al quinto piano dell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi.

Al centro della denuncia da parte di un lettore c’è però tutt’altro tipo di ambiente, che con la sanità propriamente intesa c’entra poco o nulla. Si tratta di una cucina apparentemente in disuso, un tempo riservata al personale ospedaliero – ma oggi di fatto accessibile a chiunque – nella quale regnano il degrado e la sporcizia: tralasciando gli elettrodomestici e il lavello che hanno sicuramente visto giorni migliori, infastidisce non poco che per terra si possano tranquillamente scorgere persino degli escrementi.

Saranno di piccione o di topo? Non importa, certo è che si è in presenza di deiezioni, feci, “cacca” e che esse, per definizione, non restituiscono affatto un concetto d’igiene. Sarebbe opportuno che non vi si trovassero proprio in quel posto, a pochi metri dai letti di chi lotta sospeso tra la vita e la morte e da ambienti di sofferenza e insieme speranza quali sono le sale operatorie.

La pulizia e addirittura l’asetticità in un luogo di cura forse non sono tutto, ma rappresentano moltissimo. E ciascuno meriterebbe che le proprie condizioni di salute non peggiorassero a causa di complicazioni indirettamente riconducibili a degrado e, soprattutto, sporcizia. Chi di dovere, provveda a chiudere quella stanza, ma non prima di averla bonificata e di averle restituito una parvenza di civiltà.

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