Stavolta, l’endemica lentezza della giustizia italiana c’entra poco o nulla. Stavolta è dipeso da fattori esterni o, almeno, da fattori che avrebbero dovuto essere esterni e, invece, sono diventati interni e particolarmente invadenti: le mosche. Così, nonostante gli stoici tentativi di andare avanti, di proseguire nella trattazione delle cause e nella celebrazione delle udienze, quando oggi (5 luglio 2016) i fastidiosissimi insetti hanno cominciato a fare capolino anche nelle bocche del giudice, degli avvocati, delle parti, dei testi e persino di qualche imputato, si è deciso all’unanimità dei presenti di sospendere e di rinviare tutto a fine settembre (23/09/2016, per la precisione).
Sul caso, verificatosi questa mattina negli uffici del Giudice di Pace di Brindisi (rione Casale), è stato redatto un verbale ad hoc che, nelle prossime ore, sarà trasmesso, per quanto di competenza, al presidente del Tribunale e al sindaco del capoluogo adriatico. Se al caldo insopportabile si aggiungono altri ostacoli, tutto diventa più insostenibile.
Nei nuovi uffici del GdP mancano i condizionatori, e allora si aprono le finestre per evitare che la gente si liquefaccia. Alle finestre, però, mancano le zanzariere, e allora ci provi chiunque – magistrato onorario, legale, parte, teste o imputato – a mantenere concentrazione, filo dei discorsi e credibilità con le mosche, i moscerini e le zanzare tigre che ti ronzano nelle orecchie per tutto il tempo, durante le già lunghe – e a tratti interminabili – ore di attesa che normalmente contraddistinguono i processi.
Un esempio emblematico, questo di come oggigiorno “buttano” le cose: per la serie “si stava meglio quando si stava peggio”. Perché – raccontano alcuni tra gli addetti ai lavori – nulla di simile si era mai verificato quando più o meno ogni territorio poteva contare sul proprio presidio di giustizia: «Non era tutto perfetto, certo, ma c’era meno calca e spesso erano addirittura in funzione i condizionatori…».
