Non sussiste alcuna certezza che quel giorno fosse stato proprio lui a rubare il furgone di un corriere espresso, così il giudice l’ha mandato assolto per non aver commesso il fatto. Si tratta del 40enne di Oria L.C. che, secondo i carabinieri e il Pm, il 17 dicembre 2014 si era impossessato del Fiat Ducato momentaneamente parcheggiato in via XXIV Maggio dal conducente impegnato a fare una consegna.
Nel giro di pochissimi minuti – tra le 15,27 e le 15,29 – il veicolo era letteralmente sparito. La vittima sporse quindi denuncia e i militari dell’Arma si misero al lavoro per risalire all’autore del furto, acquisendo peraltro i filmati registrati da un paio di telecamere posizionate nella zona. Nei video si notava un uomo passare in bici accanto al furgone, svoltare l’angolo di via Giosuè Carducci e poi tornare a piedi verso lo stesso. Aveva le orecchie sporgenti e indossava un giubbotto scuro, una felpa rossa, un jeans blu con macchie bianche e un cappellino con visiera di colore scuro. A un certo punto il mezzo ripartiva e rischiava anche di scontrarsi con un’altra auto.
Il 18 dicembre, una guardia giurata dell’istituto Siska ritrovò il Ducato in contrada Scelzi: all’interno vi erano ancora i 40 pacchi destinati alla consegna, nessuna traccia invece del portafogli contenente 2mila euro, documenti e tessere bancarie del corriere.
Il 19 dicembre, gli uomini della stazione di Oria – coordinati dal luogotenente Roberto Borrello – decisero di effettuare una perquisizione domiciliare a carico di L.C., che peraltro abitava nei paraggi: a casa sua trovarono indumenti compatibili con quelli indossati dall’uomo che, due giorni prima, era stato immortalato prima in bici, poi a piedi nei pressi del furgone, e li sottoposero a sequestro. Inoltre, annotarono che tanto le orecchie sporgenti quanto la camminata del sospettato erano simili a quelle dei video. Dopo di che, trasmisero tutto alla Procura chiedendo al Pm di valutare se chiedere o meno un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 40enne, anche in considerazione del suo curriculum criminale (reati contro il patrimonio, rapina e spaccio).
Il 17 dicembre 2015 il Pm Antonio Costantini cita a giudizio l’indagato, che assume quindi la qualità d’imputato. A processo, però, il suo avvocato di fiducia, Raffaele Pesce del foro di Brindisi, riesce a dimostrare che gli indizi a carico del suo assistito sono tutt’altro che gravi, precisi e concordanti a causa di alcuni coni d’ombra e, dunque, di alcune fonti di dubbio nelle riprese del circuito di videosorveglianza rianalizzate in camera di consiglio. In particolare, non era poi tanto chiaro che quell’uomo sia effettivamente L.C. e, inoltre, non era stato registrato il momento esatto in cui prendeva possesso del Fiat Ducato. Il Pm insiste e chiede la condanna, ma alla fine ha ragione il difensore.
Così, ieri sera intorno alle 19 il giudice monocratico del Tribunale di Brindisi Giuseppe Biondi ha pronunciato sentenza di assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto” e il 40enne è uscito pulito da questa vicenda che l’aveva visto, suo malgrado, protagonista.