Caso archiviato in tempi da record: nessun illecito fiscale da parte dell’AD di Soavegel

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Massimo Bianco, ad di Soavegel
Massimo Bianco, ad di Soavegel

Archiviazione celere, innocenza manifesta. Il pubblico ministero della Procura di Brindisi ha chiesto e ottenuto dal Gip del Tribunale l’archiviazione della notizia di reato nei confronti dell’amministratore delegato di Soavegel Massimo Bianco, di Francavilla Fontana, il quale era accusato di aver emesso una fattura per un’operazione inesistente al fine di favorire l’evasione dell’Iva da parte di un’impresa del mobile, i cui amministratori (una coppia di fratelli) sono tuttora indagati, insieme con un commercialista, per una presunta frode da circa 6 milioni di euro ipotizzata sul finire dello scorso anno (ottobre 2015) dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza.

Nel caso di specie che ha condotto all’esclusione di responsabilità penale (limitatamente a questo aspetto) tanto per Bianco quanto per gli altri, nel mirino del magistrato e degli investigatori erano finite la permuta tra due immobili – un capannone industriale e un fabbricato – con successive reciproche emissioni di fatture di pari importo (1.450.000 euro con Iva al 21 per cento di 304.500 euro) che avevano comportato la successiva detrazione dell’imposta non per Soavegel, ma soltanto per l’altra impresa. Soavegel, insomma, non aveva ottenuto alcun vantaggio da quello scambio di fatture né avrebbe potuto sapere che quel vantaggio sarebbe stato ottenuto dalla controparte.

Non a caso, pochi giorni dopo il Riesame aveva accolto l’istanza di dissequestro presentata dai legali di Bianco, avvocati Amilcare Tana e Gianfranco Napolitano, e disposto lo sblocco sul conto corrente della somma di 304.500 euro sequestrata per equivalente. Di ieri sera, invece, l’ufficialità dell’accoglimento, da parte del Gip Paola Liaci, della richiesta di archiviazione formulata dal Pm Raffaele Casto. Insomma, in relazione a questo capo d’accusa non è stato necessario procedere oltre nelle indagini e, soprattutto, non si andrà a processo. In pochi mesi – cosa rara, considerati i normali tempi della giustizia in casi del genere – quello scambio è stato riconosciuto come perfettamente lecito e i suoi autori come assolutamente non colpevoli di alcun reato.

Da precisare come restino tuttora in piedi le altre contestazioni mosse ai due fratelli soci in affari e al loro commercialista.

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