Verbali annullati dalla Provincia: «Non ci fu abbandono dei rifiuti», multe illegittime

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Leonzio Patisso
Leonzio Patisso

Nell’ottobre del 2013, due cittadini più che 80enni di Oria furono multati dagli agenti di polizia locale per “abbandono di rifiuti” tra le campagne (in contrada Palombara, non distante da Prefabbricati Pugliesi): 600 euro ciascuno, pari pari l’equivalente di un mese di pensione. A distanza di quasi tre anni, lo scorso 20 maggio 2016, quei verbali sono stati annullati dalla Provincia di Brindisi. Il caso aveva fatto molto discutere e generato anche polemiche all’interno del Comune, poiché i cittadini si erano rivolti al dipendente pubblico nonché dirigente sindacale Leonzio Patisso che, per il tramite dell’associazione a tutela dei consumatori di cui fa parte, mise a loro disposizione gratuitamente le prestazioni dell’avvocato Pasquale Franco Fistetti.

Questi presentò presso l’ente provinciale gli scritti difensivi per far annullare le sanzioni poiché palesemente, a suo dire, illegittime: anziché applicare l’ordinanza del sindaco (poche decine di euro connesse all’infrazione), i poliziotti locali applicarono l’articolo 192 del cosiddetto Decreto Ronchi (di competenza della Provincia) il quale prevede sì una multa di 600 euro e la bonifica dell’area, ma nel caso di abbandono di un consistente quantitativo di rifiuti e non per quanto descritto nei documenti di contravvenzione in questione. Documenti che peraltro facevano anche riferimento a una segnalazione fotografica giunta in forma anonima a palazzo di città. Ora, dunque, gli anziani possono definitivamente tirare un sospiro di sollievo dopo che il dirigente del Servizio Ambiente ed Ecologia della Provincia – Ufficio Gestione sanzioni rifiuti, Pasquale Epifani, ha concordato con le tesi di Patisso e del legale.
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L’avvocato Fistetti

Lo stesso Patisso fu all’epoca (sotto l’amministrazione guidata dal sindaco Cosimo Pomarico) sottoposto a procedimento disciplinare, per essersi interessato della questione “andando contro gli interessi dell’ente di appartenenza”, e sospeso per tre mesi. Il diretto interessato, dal canto suo, si era si da subito giustificato col dire come il suo comportamento non fosse assolutamente in conflitto con gli interessi del Comune, ma finalizzato a “sanare” una situazione illegittima. Il che – sostenne – a tutela degli stessi interessi della collettività, giacché interesse primario di una pubblica amministrazione è quello di adottare atti legittimi e non di vessare i cittadini, esponendosi peraltro a rivalse giudiziarie a spese di tutti. E, a proposito di spese e risarcimento danni, dalla conclusione di questa vicenda potrebbe sorgere ora un nuovo grattacapo per il municipio.

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