La commissione speciale d’indagine, fresca di proroga, prosegue nel suo lavoro. Intanto, però, cominciano a emergere alcuni particolari e, come spesso, per il Comune non sono tutte rose e fiori: l’interruzione unilaterale del rapporto con l’ex gestore dei parcheggi a pagamento lascerà qualche strascico e l’ente – cioè tutti i cittadini – potrebbero un giorno ritrovarsi a pagare per colpe non loro. Ma, allora, di chi sono queste responsabilità, se esistono? Lo potrà dire, forse, la commissione presieduta dal consigliere Gianni Capuano. Ma potrà dirlo soprattutto la magistratura, cui la società in liquidazione si è già rivolta, accampando pretese – starà al giudice stabilire se legittime, fondate – mica da ridere: oltre 200mila euro sicuri, il resto da quantificare. Il totale potrebbe aggirarsi addirittura intorno ai 400mila bigliettoni, e sarebbe un salasso.
Sul caso, con due distinte prese di posizione, pretendono chiarezza i consiglieri di minoranza in quota Fi Mimmo Bungaro (capogruppo) e Antonio Andrisano. Il primo, rivendicando di aver chiesto all’amministrazione di chiudere il rapporto con “Koiné” quando ancora il credito era sostenibile, sostiene oggi che qualunque eventuale responsabilità non può d’ora in avanti ricadere sui cittadini, ma su coloro i quali hanno in qualche modo prodotto l’attuale situazione, siano essi componenti politico-amministrativi o dirigenti. Il secondo, Andrisano, si dice preoccupato e ieri ha protocollato un’interrogazione con la quale chiede lumi, se cioè corrisponda al vero la notizia della notifica di un atto di citazione da parte della cooperativa e, soprattutto, quale sia la linea difensiva che il Comune intenda intraprendere.
Riguardo la citazione in sede civile sussistono pochi dubbi: in un documento piuttosto circostanziato, che si compone di ben 11 pagine, gli avvocati Oreste Nastari e Serena Missere contestano la ricostruzione dei fatti fornita nel momento in cui il dirigente della Polizia municipale, dietro impulso della giunta, ha optato per la risoluzione del contratto e rivendicano, appunto, cospicui crediti vantati dalla cooperativa.
I legali sostengono che nel momento in cui il rapporto è stato cessato (10 febbraio 2016) la loro assistita era perfettamente in regola e che, alla luce delle rateaizzazioni concesse e dei documenti sottoscritti dall’ente, non si era verificato alcun inadempimento degli obblighi contrattuali. Chi la spunterà, non si sa. Si sa soltanto che ora come ora sembrano averci perso tutti qualcosa: i dipendenti che, oltre a non avere un lavoro, recriminano ancora dei soldi (Tfr in testa); il Comune, che intenderebbe recuperare circa 170mila euro; la stessa società, per i motivi suesposti; l’intera città, il cui traffico in centro – e non pare più un caso – è piombato nel caos più assoluto dall’indomani della soppressione delle strisce blu.
Intanto, nell’attesa di sapere come finirà questa telenovela, un dato è certo: il prossimo 6 agosto si celebrerà (salvo slittamento, quasi certo) la prima udienza dinanzi al Tribunale civile di Brindisi. Il resto, compreso il bando per il nuovo affidamento del servizio e il conseguente reintegro dei lavoratori, sono chiacchiere o, al limite congetture.