Massimo era un eterno ragazzo nonostante i suoi 41 anni, semplice come solo gli innocenti sanno, come solo gli innocenti possono. Massimo D’Amone sognava una vita da protagonista, da scrittore o da poeta. Ma si sarebbe anche accontentato di fare qualcosa nella sanità, qualsiasi cosa nella sanità, per aiutare gli altri, per rendersi utile. E l’avrebbe fatta, quella qualsiasi cosa, al massimo – nomen omen – delle sue possibilità.
Massimo era una di quelle parti belle e oneste, oneste per davvero, di Francavilla. Massimo era un ingenuo sognatore, educato e spontaneo fino all’ultimo.
Solo i suoi amici più intimi sapevano dei suoi problemi più recenti, di quel male incurabile che l’ha strappato all’affetto dei suoi cari e alla passione civile cui da un po’ di tempo a questa parte si era accostato.
Massimo, tra i mille problemi della quotiniatità, aveva deciso di sposare la poesia, una poesia a modo suo, una poesia che forse immaginava salvifica, esorcizzante.
Massimo, nei suoi mille affanni, aveva scelto la politica e si era avvicinato a quel movimento – Noi ci siamo – che l’aveva accolto a braccia aperte, facendolo sentire parte integrante e partecipe di una famiglia, perlomeno di un gruppo di amici.
Massimo ci ha lasciato all’improvviso, purtroppo vinto da una patologia di cui in pochi erano davvero a conoscenza.
Da un po’ che non si leggevano le sue considerazioni semplici, intrise di vissuto e dispiacere, sui social network, assiduo frequentatore qual era dei gruppi fb Francavillafontana vistadate, vistadame, ecc.
Qualche tempo addietro, Massimo si era proposto allo Strillone per una collaborazione. Nella sua presentazione aveva scritto di essere autore di un certo livello.
Non capimmo quel livello, ma capimmo immediatamente la persona, la sua anima candida.
Un’anima candida, spontanea, onesta ed educata, che mai ha chiesto aiuto, mai ha mostrato segni di debolezza.
Ed è in questi casi che ciascuno, credente o meno, si augura vi sia altrove un posto migliore per le anime candide come quella di Massimo.
Riposa in pace, Massimo, e abbi cura di scusare queste troppe lacrime, anche quelle di coccodrillo…