Caso De Nuzzo, depositate 1.400 firme perché il Comune rinunci ai soldi del risarcimento

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Sono state depositate ieri pomeriggio (5 maggio) le quasi 1.400 firme raccolte dagli amici di Antonio De Nuzzo, fratello del povero Mario, per chiedere al Comune di rinunciare ai soldi del risarcimento a suo tempo versati alla famiglia. E ora la palla passa al Consiglio comunale, perché di firme – a rigor di Statuto – ne sarebbero state sufficienti anche 500.

13103524_1197108217002067_1833691724725234680_nMario Denuzzo fu ucciso da un colpo di pistola esploso da un vigile urbano l’11 agosto 1991 mentre, con alcuni amici, tentava di scavalcare il muretto di cinta del campo sportivo per assistere gratis al Torneo dei Rioni. L’agente fu condannato a 16 anni per omicidio, mentre il Comune di Oria a risarcire il danno alla famiglia: poco più di 500mila euro. Quattro anni fa, però, la Corte di Cassazione – accolto un ricorso presentato dal Comune nel 2007 – ha stabilito che il vigile agì per conto proprio e non nell’adempimento di un dovere istituzionale e dunque i familiari del povero Mario sono stati di fatto “condannati” a restituire al Comune quella cifra. Una cifra di cui però Salvatore (papà di Mario) e Antonio (fratello) non dispongono più, avendola spesa nella costruzione di una cappella al cimitero, nei lavori di completamento della casa e nelle cure alla madre di Mario, che si era ammalata (ed è poi deceduta).

13173740_1197108303668725_1760624488105367829_nQuattro amici di Antonio, dopo aver letto un suo amaro sfogo su facebook, hanno pensato circa un mese e mezzo fa di avviare una petizione popolare per chiedere al Comune di rinunciare a quel credito “per fini umanitari”. Pamela D’Oria, Lucia Durante, Anania Lonoce e Rosa Bembi si sono dati da fare e sono riusciti a far firmare oltre mille persone (sarebbero state sufficienti 500 firme) e dunque, ai sensi dello Statuto, costringeranno il Consiglio a prendere posizione. L’attuale amministrazione dovrà quindi studiare la situazione ed eventualmente assumersi la responsabilità di una rinuncia caldeggiata dal basso, dalla gente che trova ingiusto dare addosso a una famiglia che ha già pagato e a caro prezzo per quella tragica vicenda. Negli anni scorsi ci avevano già provato il sindaco Cosimo Pomarico e i suoi, ma la Corte dei Conti si era dichiarata incompetente a fornire il parere richiesto. La storia si arricchisce ora di un altro capitolo, sperando che sia finalmente l’ultimo. E che Mario – oggi avrebbe 42 anni – possa smettere di rivoltarsi nella tomba e finalmente riposare in pace.

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