Il processo di “normalizzazione” o, meglio, di avvicinamento della Chiesa e dei suoi ministri alle popolazioni e ai territori – fortemente voluto da papa Francesco – permea anche le periferie della fede e passa probabilmente pure da piccoli gesti, fino a poco tempo fa inconsueti: il vescovo della Diocesi di Oria, monsignor Vincenzo Pisanello è stato “paparazzato” mentre gioca a calciobalilla con alcuni giovani, tra i quali anche stranieri.
E’ accaduto domenica scorsa a Villa Castelli, dove il presule è impegnato, fino al prossimo 24 aprile, a celebrare il Giubileo della Misericordia. Pisanello, concentra, sorridente e a suo agio malgrado l’ingombranza dell’abito talare e del crocifisso da pastore, ha scelto i rossi e si è messo in porta per condividere un momento ludico, ma forse soprattutto per sfidare i pregiudizi e per difendere da essi, sempre più diffusi, l’istituzione che rappresenta e la sua stessa figura di alto prelato.
Dicono che per lui questa non sia una novità, poiché anche quand’era a Galatina era solito starsene in mezzo alla gente e principalmente tra i fedeli meno avanti con l’età, coloro i quali necessitano di una guida, di punti di riferimento più solidi anche a prescindere dalla religione.
E, che si creda o no, specie di questi tempi, un po’ giova all’immaginario collettivo una Chiesa (o qualsiasi altra confessione) che “profumi di popolo”. Che non solo raccolga e rappresenti, ma che sia a immagine e somiglianza – tanto per usare una formula arcinota nell’ambiente – di quanti, soffrendo, sperando o disperando, la circondano.