Quel tritolo non ce lo misero loro lì. Chi lo fece, è ancora tutto da capire. Ciò che importa, oggi, è che i fratelli Cosimo e Giancarlo Rochira, di 38 e 31 anni, sono stati assolti con formula piena – per non aver commesso il fatto – dalla Corte d’Appello di Lecce dopo che in primo grado erano stati condannati a tre anni e a un anno e otto mesi di reclusione.
L’antefatto degli arresti in flagranza e quindi poi dei processi, fondati sull’accusa di detenzione illegale di esplosivo e ricettazione, risale al 9 giugno 2102, quando i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Francavilla Fontana trovarono tra gli scaffali di un supermarket di proprietà dei Rochira in via San Vito, a Francavilla Fontana, una scatola contenente due involucri sospetti. Dai successivi accertamenti risultò che quei due involucri altro non erano se non due potenti ordigni di quelli impiegati di consueto dalla mala per far brillare le saracinesche delle attività commerciali.
La scoperta avvenne durante alcune operazioni d’inventario, poiché in precedenza erano stati sottoposti a sequestro preventivo beni per circa tre milioni di euro della “Pluri Market Srl”, impresa della famiglia Rochira. Così, i due fratelli finirono in manette e, al termine del processo dinanzi al Tribunale di Brindisi, furono condannati dal giudice monocratico Giuseppe Biondi (il Pm, Raffaele Casto, aveva chiesto sei anni per Cosimo e quattro per Giancarlo).
Ieri sera, invece, quella sentenza è stata ribaltata dai giudici di secondo grado: in attesa di conoscere le motivazioni della decisione, sembra che decisivi siano stati gli esami scientifici sul corpo del reato. Quella scatola e soprattutto quegli involucri esplosivi non recavano né tracce biologiche né impronte digitali dei fratelli Rochira che, difesi dall’avvocato Michele Fino, probabilmente anche per questo motivo sono usciti puliti da questa incredibile vicenda. In sostanza, quella scatola non ce l’avevano messa loro nel loro supermarket, nascosta tra saponi e detersivi. Resta ancora da capire, se mai questo avverrà, chi ce l’avesse piazzata. Intanto, Cosimo e Giancarlo lamentano ora di essere stati sottoposti a ingiusta detenzione.