Armi per la Scu da un’ex spia russa: condannato “Zio Carlone”, assolti gli altri due imputati

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Quattro altri anni di reclusione per “Zio Carlone”. Il 52enne di Francavilla Fontana Giancarlo Capobianco, già detenuto nel carcere di Bari, è stato ieri condannato dal Tribunale di Brindisi al termine del processo di primo grado scaturito dall’operazione “Scacco agli Imperiali”, condotta nell’ottobre del 2013 dai carabinieri in forza alla locale compagnia, coordinati dalla DDA di Lecce, e che condusse all’arresto di dieci persone. Capobianco è stato riconosciuto colpevole dei reati di ricettazione, porto, trasporto, detenzione e traffico illegale di armi clandestine – comuni e da guerra – e di ordigni esplosivi. Assolti, invece, gli altri due imputati (tutti avevano optato per il rito ordinario, mentre in abbreviato era stato condannato a quattro anni il 23enne Nico Passiante): per non aver commesso il fatto il 48enne francavillese Cosimo Rochira, difeso dagli avvocati Michele Fino e Salvatore Maggio; perché non punibile il 28enne mesagnese Danilo Calò, che al momento dei fatti contestatigli non era capace di intendere e di volere.

L’inchiesta fu avviata a seguito del ritrovamento nel febbraio 2011, all’interno della cavità di un muretto a secco in contrada Donna Laura, di un piccolo arsenale composto da un fucile d’assalto AK47 Kalashnikov M70AB2 fabbricato nel 1986, da una carabina Remington calibro 30.06 modello 7.400, da un fucile semiautomatico Benelli modello “Roma 3” calibro 12 doppietta a canne mozze (lunghe 49 centimetri) con matricola abrasa, e da due contenitori con 28 proiettili calibro 30.06 rossi e 21 dello stesso calibro di colore grigio. Armi e munizioni destinate alla Scu – a quanto si apprese anche grazie al contributo dei collaboratori di giustizia – erano state fornite insieme con altre, per la cifra di 20mila euro, da un ex agente del KGB nel settembre 2010.

Nello stock iniziale – stando al racconto dei “pentiti” mesagnesi – figuravano anche alcune pistole (tra le quali una Skorpion, finita nelle mani di Ercole Penna), nove bombe a mano “ananas” e due altri kalashnikov. Dopo la condanna a otto anni per mafia, Capobianco – difeso dagli avvocati Ladislao Massari e Fino, che proporranno appello avverso la sentenza di ieri – incassa dunque anche quest’altra ad altri quattro. Inoltre, il giudice Simone D’Orazio l’ha condannato a risarcire le parti civili: Comuni di Francavilla e Mesagne (provvisionale di 30mila euro, per il momento) e Ministero dell’Interno, oltre che al pagamento delle spese legali.

Il danno sarà comunque liquidato in separata sede, con il Comune di Francavilla – costituitosi in giudizio per il tramite dell’avvocato Pasquale Annicchiarico – che aveva chiesto cinque milioni di euro. Capobianco è stato anche interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. Disposta poi la confisca e la distruzione degli oggetti sottoposti a sequestro. Ne escono puliti, invece, gli altri due imputati. Nello specifico, Rochira è riuscito a dimostrare ciò che aveva sostenuto fin dal principio: in quella vicenda – ha sempre sostenuto – egli non aveva avuto proprio alcun ruolo.

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