Qualcuno ha urlato di sorpresa e anche un po’ per lo spavento, altri hanno gridato al miracolo. L’argomento farà storcere il naso e discutere, ma qui ci si limiterà a riportare la cronaca di quel che è successo o, per meglio dire, delle reazioni a quel che sarebbe (condizionale d’obbligo) successo. “La statua di Gesù ha mosso gli occhi”, e i Misteri si sono tinti di mistero. Della fede o della suggestione? Chissà.
Sono da poco trascorse le 22,30 e la processione del Venerdì Santo giunge e staziona in fondo a via Michele Imperiali, angolo via San Lorenzo. Tutt’a un tratto, un boato della folla, assiepata sui marciapiedi, squarcia il solenne silenzio, interrotto fino ad allora soltanto dal gracchiare di trenule e troccole. I confratelli sussultano, temendo sia successo qualcosa, qualcosa di brutto. Tutti si guardano intorno, mentre il brusio e il passaparola prendono il sopravvento. I portatori del Cristo alla colonna sudano freddo, poi caldo, infine quasi svengono quando qualcuno dai lati fa segno verso di loro con gli occhi ancora spiritati e in preda a un’improvvisa balbuzie: “La… La statua… La… La statua ha mosso gli occhi…”, fa quello. Il gelo scende per un attimo sul corteo religioso, che si riempie di punti interrogativi e infatti ci mette più del solito prima di ripartire per proseguire la sua lunga, estenuante marcia verso la chiesa della Morte.
“Cristo alla colonna ha mosso gli occhi”, il mormorio che si spande di bocca in orecchio, in una sorta di gioco del telefono però mistico, fino a dietro, fino ai crociferi e alle zone “nobili” del Cristo Morto e dell’Addolorata.
“È stato un attimo, ma davvero ha rigirato le palpebre”, sostiene uno dei testimoni o presunti tali. E sono diversi quelli pronti a giurare di avere visto coi propri occhi quel Gesù in cartapesta quando ha mosso gli occhi.
“Impossibile, sarà stata la luce, un riflesso, un effetto ottico”, si affrettano a ipotizzare sin da subito i più scettici, passando ai raggi “X” il simulacro alla ricerca di conferme o di un segnale che li sbugiardi. Ma quel segno forse era già arrivato qualche istante prima e un istante appena era durato, a sentire coloro i quali se n’erano accorti.
Con la pelle d’oca sotto camici e mozzette, il serpentone archivia poi il fuori programma e si rincammina, a passo un po’ più spedito, verso la meta: il quartier generale della Confraternita dell’Orazione e Morte. E anche qui, una volta riposte le statue mel perimetro circolare della chiesetta accanto alla basilica, tutti gli occhi sono calamitati da quegli altri occhi. Quelli sì espressivi, ma in cartapesta che poco prima, secondo molti, forse troppi, si erano mossi. O probabilmente, in fondo, solo chi non crede non ha potuto, voluto o saputo vedere.