Quattro persone condannate e una assolta in primo grado dopo i fatti del 21 dicembre 2014 ai magazzini generali della frutta nella zona industriale di Francavilla Fontana. Daniele Di Palmo, di 27 anni, è stato condannato a quattro anni e tre mesi di reclusione, quattro anni invece per Carmelo e Alfonso Ciracì, di 27 e 32 anni, e per Giuseppe Rodia. Sono stati riconosciuti responsabili dei reati di lesioni personali in concorso aggravati dai futili motivi. Il 43enne Carlo Di Palmo, fratello di Daniele, a differenza degli altri, aveva optato per il rito abbreviato (ed era stato condannato a tre anni). Assolto, poi, Dionigi Chionna, che era accusato di lesioni colpose ai danni del figlio Pietro (bersaglio dell’agguato insieme con il padre e il fratello Tommaso). L’esito del processo ha quindi di fatto confermato la bontà del castello accusatorio costruito grazie al lavoro sinergico dei carabinieri in forza alla compagnia della Città degli Imperiali – coordinati dal capitano Nicola Maggio e, per quanto concerne il Norm, dal tenente Roberto Rampino – e della Procura, rappresentata dal pubblico ministero Pierpaolo Montinaro.
Come si ricorderà, intorno alle 10 di quel 21 dicembre, a seguito di un litigio, i Di Palmo e i Ciracì irruppero nel box dei Chionna per regolare i conti. Carlo Di Palmo, dipendente del grossista con cui Dionigi Chionna aveva prima litigato, aveva con sé un revolver che utilizzò, centrando Dionigi al ginocchio sinistro e alla mano destra. Nel frattempo, lo stesso Di Palmo era stato ferito al torace con un coltello. Subito dopo, la fuga insieme con gli altri protagonisti della spedizione punitiva a bordo di una Smart di colore giallo e di Un’Alfa 147 di colore grigio. Ne uscirono male anche Tommaso Chionna, colpito in volto, alla testa, al collo e a un orecchio, e suo fratello Pietro (ferito accidentalmente dal padre con il coltello). Gli autori dell’aggressione si resero irreperibili per due settimane, salvo poi essere stanati proprio dagli uomini dell’Arma. All’origine dell’alterco tra i grossisti ci sarebbe stato il posizionamento di alcuni bancali di frutta. Un ruolo decisivo a processo hanno giocato le immagini del circuito interno di videosorveglianza, oltre che le testimonianze di alcuni tra commercianti e grossisti.