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Madre e figlia rubarono un marsupio in pelletteria: condannate anche in secondo grado

pelletteria class
La pelletteria Class in via Roma a Francavilla Fontana

La Corte d’Appello di Lecce ha confermato la sentenza con la quale il Tribunale di Brindisi (sezione di Francavilla Fontana) il 22 gennaio 2013 aveva condannato madre e figlia a sei mesi di reclusione, oltre che al pagamento di una multa da 200 euro, delle spese processuali e del risarcimento della parte civile. Si tratta delle brindisine Annamaria Di Lauro, di 58 anni, e di Daniela Disantantonio, di 30 anni. Il 21 agosto 2009, tre donne entrarono nella pelletteria Class di via Roma, a Francavilla Fontana, e s’impossessarono di un marsupio Alviero Martini, del valore di 150 euro, che era esposto su di uno scaffale a vista.

La 35enne titolare dell’esercizio, Pamela Attanasi, si accorse dell’ammanco il giorno dopo e decise di guardare i filmati del circuito interno di videosorveglianza. Non avendo riconosciuto le donne, non sporse però denuncia. Cosa che poi fece a distanza di mesi, il 7 aprile 2010, dopo aver visto su Youtube il video di un altro colpo simile, messo a segno sempre la sera del 21 agosto 2009, ai danni dell’Ottica Padula. In quelle immagini, la commerciante riconobbe le stesse persone che avevano agito nel suo di negozio.

L'avvocato Domenico Attanasi
L’avvocato Domenico Attanasi

Consegnò allora le sue registrazioni ai carabinieri e le furono mostrate alcune foto segnaletiche: non ebbe dubbi e riconobbe le sue “clienti”, che peraltro 20 giorni dopo il colpo avevano fatto un’altra capatina a Class (senza portare via alcunché). Da quella denuncia scaturì poi il processo a seguito del decreto di citazione a giudizio da parte del pubblico ministero Valeria Farina Valaori. Dinanzi ai giudici di primo e secondo grado, la pubblica accusa e l’avvocato Domenico Attanasi – in rappresentanza della persona offesa, costituitasi parte civile – sono riusciti a dimostrare la colpevolezza di madre e figlia (non è stata invece identificata la terza complice) che hanno dovuto incassare una doppia condanna per quel furto in concorso, aggravato dalla destrezza, dall’essere stato commesso da tre persone e su cose esposte per consuetudine o necessità alla pubblica fede. La Corte si è riservata il termine di 45 giorni per motivare la conferma della sentenza del giudice di prime cure.

 

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