La Virtus Francavilla supera il Taranto e riscrive la storia del calcio

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Prendete gli almanacchi del calcio, scorreteli fino alla voce “Fc Taranto 1927”. Fatto? Bene, ora stracciateli. La Virtus Francavilla oggi ha cominciato a scriverne un’altra, di storia. Nessuna sudditanza psicologica, come già all’andata nel mitico “Iacovone”, al cospetto dei più blasonati “delfini”. Nessuna. E, alla fine, in un “Giovanni Paolo II” gremito com’è giusto che sia nelle grandi occasioni, una doppietta di Montaldi (2-1 il finale) non solo è utile a restare in vetta, ma serve soprattutto a continuare a sognare. Gli dei del pallone assistono ancora e ancora tifano per il bel “giocattolo” messo in piedi da patron Antonio Magrì e i sogni di un’intera comunità di tifosi sono fatti della stessa sostanza con cui il suo braccio operativo, mister Antonio Calabro, li forgia settimana dopo settimana. Guai a pronunciare la fatidica parola “promozione”. Non lo si è fatto, fino a che la matematica non ha avuto la meglio sulla scaramanzia, lo scorso anno, e tantomeno lo si farà adesso. Ma il successo casalingo  di oggi era qualcosa d’impensabile a inizio campionato e, ancor più che il pareggio a denti stretti sul difficile campo degli odiati rivali del Nardò, significa che a quel sogno nel cassetto chiamato Lega Pro si può forse, più che agognare, puntare con decisione. Sarebbe un traguardo importante non soltanto per il fresco e già pluridecorato sodalizio griffato Nuovarredo, ma per l’intera Città degli Imperiali, che chiede e merita palcoscenici sportivi di primissimo piano. Chi, dopo le prime difficoltà, pensava che il giocattolino si fosse già rotto o si sarebbe rotto di lì a breve, si è dovuto o si dovrà ricredere. La Virtus è fondata su di un progetto serio e, paradossalmente, dai momenti di crisi esce a testa alta e più forte di di prima. Lo dicono i fatti, lo dice il campo. E, si sa, il rettangolo verde non mente. In Virtus veritas, e quelli che s’intendono di lingue antiche ci perdoneranno, per un volta, il “Latinorum”. 

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