Una buona e una cattiva notizia. Cominciamo dalla prima.
Dopo troppi mesi di silenzio, questa settimana si è tornato a parlare di piazza Lorch. Sembra che il progetto di variante, scaturito dal ritrovamento della necropoli messapica, sia finalmente pronto e abbia incontrato il favore di tutti, amministrazione comunale di Oria compresa. L’architetto Maria Funiati avrebbe previsto che la valorizzazione degli scavi debba passare attraverso una pavimentazione trasparente che non sottrarrebbe, peraltro, neanche un centimetro al piano di calpestio. Stessa soluzione anche in via Torre Santa Susanna, da cui sarebbe possibile ammirare da una vetrata il prospetto verticale delle tombe. Pare, inoltre, che l’area seminterrata sarà percorribile a piedi, ma non è ancora chiaro se a disposizione dei visitatori o solo per consentire ispezioni e manutenzioni. Salvo sorprese, non si prevede alcuno stralcio della riqualificazione, come pure nei mesi scorsi si era ipotizzato. E questa è, dunque, la buona notizia.
La cattiva è che, al momento, nel progetto di variante non sarebbero contemplati i bagni pubblici. Così, dopo la soppressione della sala polifunzionale e dell’ascensore, che avrebbe consentito alle persone diversamente abili di accedere alla piazza anche da via Torre Santa Susanna, pagherebbero pegno alla storia millenaria oritana anche i servizi igienici. Se però alla sala polifunzionale e all’ascensore si è tranquillamente deciso di rinunciare – in fondo, l’accesso al piano di calpestio superiore sarebbe comunque possibile dalla direttrice via Mario Pagano – è difficile, quando non impossibile, anche solo immaginare quel grande spazio di aggregazione senza toilette. Si tratterebbe, a ben guardare, di uno stravolgimento dello stesso principio alla base del finanziamento europeo finalizzato, in buona sostanza, a potenziare la fruibilità delle aree pubbliche.
Se, quindi, piazza Lorch sarà destinata a ospitare grandi manifestazioni culturali e sportive – tipico l’esempio della Giornata della Bandiera – e ad accogliere centinaia di spettatori, dove potranno questi ultimi soddisfare le loro eventuali esigenze corporee? Ricorrere di volta in volta alle cabine chimiche sarebbe un azzardo, così come abusare della disponibilità dei gestori dei locali pubblici. E come farebbero, poi, gli anziani che quell’agorà la frequentano durante tutto l’anno?
Il più comunque pare ormai fatto, ma l’amministrazione comunale e i progettisti non possono non porsi il problema dei bagni pubblici e, soprattutto, non trovare una soluzione a una questione che ha tutti i connotati del paradosso.