Se si sia trattato di un caso di malasanità o piuttosto soltanto di tragica fatalità, a questo punto sarà la magistratura a stabilirlo. Ciò che è certo, al momento, è che il 69enne Gerardo Carrino mercoledì 16 dicembre è morto nell’ospedale Dario Camberlingo di Francavilla Fontana dopo circa un mese di ricovero. I familiari dell’uomo, affetto da diabete, hanno denunciato il personale medico e infermieristico del reparto di Medicina e richiesto, per il tramite degli avvocati Anna Rita Amati e Lucia Locorotondo, il sequestro della cartella clinica.
Carrino, che ha lasciato moglie e tre figli, era giunto nel pronto soccorso del nosocomio francavillese intorno alla metà di novembre a causa di disturbi quali nausea e vomito. Da lì ne era stato disposta la degenza, durante la quale gli è stata prescritta e somministrata una terapia farmacologica anche mediante felobo endovenose. Una terapia che –a dire di congiunti e legali – non avrebbe sortito gli effetti previsti o perlomeno sperati. Ciononostante, due giorni prima del decesso, ossia venerdì 11 dicembre, i medici avevano espresso l’intenzione di dimettere comunque il paziente. Un’intenzione osteggiata dai parenti, quasi che avessero qualche strana premonizione, i quali alla fine sono stati accontentati.
Una cautela che, anche se accolta, non è stata sufficiente a scongiurare il peggio. Domenica sera, 13 dicembre, il quadro clinico del 69enne sarebbe all’improvviso precipitata, tanto che a un certo punto dal Camberlingo è partita una chiamata per avvisare i figli: “Vostro padre è grave”. Nel suo addome, a quanto pare, è stata poi riscontrata la presenza di liquido. Operazione d’urgenza nel caso si fosse trattato di peritonite, ma l’altro ieri Carrino ha esalato l’ultimo respiro, al quale sono poi seguite la rabbia e le recriminazioni dei suoi cari. Secondo loro, qualcosa in più sarebbe stato possibile fare in tutto questo tempo in un posto che, quando si parla di salute, dovrebbe essere il più sicuro al mondo.
Così non è stato e ora potrebbe essere un giudice a dover dire se si sia trattato di fatalità o se dietro questa morte si celi un caso clinico curato in malo modo. Tra i quesiti dei legali, oltre all’accertamento tecnico delle cause del decesso, anche questo: come mai nell’arco di un mese le condizioni di Carrino non hanno – sempre a dire dei familiari – mai dato almeno segnali di miglioramento? Vi sono state o no delle negligenze o imperizie da parte dei sanitari e dei loro assistenti? Ciò che chiedono, insomma, è ciò che comunemente viene indicata come giustizia.
Le risposte le potrebbe dare, da questo momento in poi, la Procura, da cui però non è stata disposta l’autopsia sul corpo della presunta vittima. E, infatti, ieri si sono regolarmente celebrati i funerali del 69enne francavillese.