Come noto, per l’adeguamento del pronto soccorso dell’ospedale di Francavilla Fontana sono stati spesi negli ultimi anni fior soldi pubblici. Soldi che hanno condotto allo stravolgimento, almeno sulla carta, degli ambienti, alla realizzazione di pareti di separazione (per quanto in cartongesso) e, tra le altre cose, alla costruzione di un gabbiotto destinato al cosiddetto triage, ossia alla classificazione dei casi in base alla gravità degli stessi: codice bianco, verde, giallo, rosso. Solo che quel gabbiotto – lo si trova sulla destra appena dopo l’entrata principale, con le tende tirate giù – non è mai stato utilizzato. O, meglio, è utilizzato, ma non per il triage. Lì dentro c’è un bel deposito di carte e macchinari. Sì, anche di macchinari, come quello per le ecografie comperato e mai messo in funzione. Il motivo? Resta un mistero.
Sta di fatto che, oggi come oggi, chiunque si rechi nel reparto di primo intervento del Dario Camberlingo deve citofonare al campanello posto alla sinistra della porta tagliafuoco che dà accesso all’area delle visite. Si tratta, per la precisione, di un videocitofono e dall’interno è quindi possibile vedere in anticipo chi si cela dietro il maniglione anti-panico. Alcuni sostengono che non sempre qualcuno si affacci ma, al di là di questo aspetto – tutto da verificare – il triage viene effettuato proprio in quel posto: al citofono o di persona con chi abbia il buon cuore di aprire, dovendo comunque gridare cosa e come ci si sente. Il tutto davanti agli altri pazienti che si trovano in sala d’aspetto. La privacy, questa sconosciuta.
Ma non finisce qui: sempre nel corso della recente ristrutturazione, il pronto soccorso di Francavilla Fontana è stato potenziato con quattro cosiddetti posti OB – per l’osservazione breve, una sorta di pre-ricovero – anch’essi però sempre rimasti vacanti, nonostante di fatto il servizio sia stato da poco rinforzato con due nuovi medici a seguito di una convenzione sottoscritta come extrema ratio, dopo che ogni altro tentativo si era rivelato vano – così si legge nella delibera numero 480 del 25 marzo 2015 – dai direttori generale, amministrativo e sanitario dell’Asl di Brindisi: 650 ore per un periodo non superiore a tre mesi – si legge ancora – al costo di 39mila euro Iva esenti. Due medici esterni alla sanità pubblica, in quanto dipendenti della cooperativa sociale Apulia Gss Onlus. Sembra che, a 60 euro per ora, coprano i turni di notte occupandosi uno di Chirurgia d’urgenza, l’altro di Anestesia e rianimazione.