Francavilla, pidocchi a scuola? Il medico: “Il problema va risolto in famiglia”

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Arriva l’inverno. E con la stagione fredda, puntuale, torna a seminare preoccupazione la grana più temuta da scuole e famiglie: la diffusione dei pidocchi. Un problema trasversale che non conosce tempo o classi sociali, che può colpire chiunque, foriero di disagi non solo fisici, ma anche psicologici, soprattutto quando a essere colpite al di qua e al di là della chioma sono le fragili teste dei più piccoli. Spesso, quando un caso viene scoperto tra le mura di una scuola, scattano panico e psicolsi. E via col codazzo di lamentele, recriminazioni, genitori – comprensibilmente – imbestialiti, insegnanti e dirigenti allarmati, sanitari pressati. Ma come se ne esce? O meglio, come evitare di entrarci?

Giovanni Taurisano
Giovanni Taurisano

Lo abbiamo chiesto al dirigente dell’Ufficio igiene Asl a Francavilla Fontana Giovanni Taurisano, che sul nodo pediculosi, forte di anni di esperienza, ha idee chiare e toni schietti. “Quando il problema si presenta – spiega – veniamo pressati per risolvero. E spesso interveniamo sul posto, presentandoci a scuola. Ma, va detto, lo facciamo solo per allentare la tensione e creare un clima più rassicurante. Ma di fatto nessuno può far nulla per risolvere una possibile diffusione del problema, eccezion fatta per le famiglie”.

“Queste – prosegue Taurisano – ci chiedono di disinfestare l’edificio, ma è uno sforzo inutile e paradossale, dal momento che i pidocchi vivono a contatto con l’uomo, e non con i pavimenti o con i muri. Quando la pediculosi compare, si diffonde di testa in testa, passando magari per gli indumenti come i cappotti, ma non vanno di certo in giro per la scuola”. Per il dottor Taurisano la soluzione al problema sta nella prevenzione. Una prevenzione che non va però fatta a scuola, ma in casa, in famiglia.

“Con l’arrivo dell’inverno – spiega Taurisano – in alcune famiglie i bambini vengono lavati meno. Soprattutto i capelli, perché fa freddo, perché sudano meno, e la frequenza si riduce. Il che espone i piccoli a un rischio maggiore. Quando la pediculosi compare, è facile che si diffonda a scuola perché i bambini sono a strettissimo contatto fra loro per diverse ore. E spesso è sufficiente alla diffusione anche solo che il cappotto di un bambino con la pediculosi sia messo assieme agli altri. A quel punto ogni intervento ‘generale’ è completamente inutile. Il problema va risolto quindi in casa, non a scuola: sia sul fronte della cura, sia e soprattutto su quello della prevenzione”. (scorri verso il basso per continuare a leggere l’articolo)

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Ma la presenza di quegli ospiti tanto sgraditi, se non tratta col giusto “tatto” potrebbe avere ben più gravi rispercussioni, che il solo prurito: “Il contagio di un bambino – osserva Taurisano – va trattato con discrezione e una certa sensibilità. Il clamore non serve a nulla e anzi è solo dannoso per il piccolo. Quindi l’invito che rivolgo a tutte le famiglie è quello di puntare molto sulla prevenzione, di sradicare il problema già in casa e non a scuola, quando ormai sarà troppo tardi. So che ogni genitore fa già del suo meglio, ma è questa l’unica soluzione. L’unica veramente utile”.

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