«Cara Maura, è passato un anno…». Lettera a chi non c’è più, ma ci sarà sempre

maura in redazione a oria

È passato un anno. No, il “già” non c’entra. Non è già passato un anno. È passato un anno e basta. A passare ci ha messo un secolo, quest’anno. È stato un anno lungo, lunghissimo. Passano in fretta solo le cose belle. Quest’anno, senza di te, per noi non lo è stato.

È stato un anno di dolore, di sacrifici, di problemi e di qualche soddisfazione incompleta, come molte da quando non ci sei.

L’avresti detto tu che un giorno la nostra redazione avrebbe portato il tuo nome? No che non l’avresti immaginato. S’intitolano le cose solo a chi non c’è più. O a chi ci sarà per sempre. Punti di vista, come ti piaceva dire.

E, infatti, dal nostro punto di vista, tu continui a esserci ogni giorno. «Che palle ‘ste frasi fatte!», diresti, se potessi. Ma è, in fondo, soltanto la verità.

Ci sei quando ogni giorno apriamo e aggiorniamo il sito da te costruito con passione, quando ripeschiamo le tue grafiche e persino quando nei titoli evitiamo, ricordandoci dei tuoi proverbiali scatti d’ira, ogni riferimento al sesso o alla razza. Di esempi ce ne sarebbero tanti altri. Era il minimo che potevamo allora, seguire alcuni dei tuoi tanti consigli, ed è il minimo che possiamo oggi.

C’è dell’affetto, del rispetto profondo in quella fredda targa “Redazione Maura De Gaetano” che è il nostro orgoglio, il nostro materiale e illusorio memento quotidiano. Una ragione per non mollare, cosa che tu non hai mai fatto.

C’è, in quell’effigie, in quella sorta di simulacro, il ricordo di chi ha avuto l’onore e il privilegio di condividere con te un tratto di strada.

Il tuo posto vero, nel lavoro e anche in parte nello svago, era questo più di diversi altri. Al di là di quanti ora ti rimpiangono, ti evocano, ti celebrano e ti commemorano, spesso senza neppure sapere di chi e di cosa parlano. Ma non è questo il momento delle polemiche, delle puntualizzazioni. Ci fossi stata, li avresti messi tu, meglio di chiunque altro, i puntini sulle “i”, apportando quelle correzioni che sono state il “sale” della tua troppo breve esistenza e continuano a essere parte integrante ed essenziale della nostra.

È, questo, il trecentosessantacinquesimo giorno in cui dobbiamo fare a meno della tua presenza, perlomeno di quella fisica. Perché, in realtà, da qui non te ne sei mai andata né mai te ne andrai.

Le tue idee, il tuo sorriso, persino il tuo nervosismo, specie nei giorni di chiusura del giornale (te li ricordi quei giorni interminabili prima di mandare in stampa il giornale, persino il giorno stesso della tua ennesima laurea?) albergano in questi luoghi e in quel che adesso sono, rappresentano queste persone. Ci hai lasciato un grande compito: quello di restare all’altezza, di non demordere. Ci proviamo ogni giorno. Ci vedi, l’impegno ce lo mettiamo.

Non sappiamo come si stia di là – speriamo bene, meglio che qua – ma qui con te era tutta un’altra cosa.

Questa cosa che continua a chiamarsi Strillone è nata con te e con te, nel tuo nome, un giorno morirà.

Manchi e non smetterai, Mauretta

Lo Strillone di ieri e quello di oggi 

Oggi, 22 novembre 2015, questo resterà l’unico post pubblicato sul sito

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