Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Meglio più liquidità oggi o più debiti domani? C’è un po’ anche la favola della cicala e della formica dietro la decisione dell’amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Bruno di rinegoziare i mutui che tutt’oggi pesano sulle casse comunali: sarebbero scaduti tra meno di dieci anni, ma sono stati procrastinati fino al 2040. L’ok in Consiglio l’ha dato soltanto la maggioranza, mentre l’intera minoranza è uscita dall’aula in aperto dissenso: ingiusto scaricare i nostri debiti sulle future generazioni, la motivazione.
È tutta una questione di punti di vista, secondo il primo cittadino, che invece è felice di essersi adeguato a un orientamento fatto proprio anche da diversi altri Comuni associati all’Anci. Un provvedimento che consentirà di poter contare, di anno in anno, su di un gruzzoletto (quest’anno 280mila euro, il prossimo 400mila) prima destinato alle tranche da restituire alla Cassa depositi e prestiti. Gruzzoletti che, sempre a dire degli attuali amministratori alle prese con una penuria che colpisce anche gli enti pubblici, potranno essere impiegati nella riparazione delle strade o nel potenziamento dei servizi al cittadino.
A ben guardare, i soldi in più nella disponibilità dell’ente, tecnicamente non sono altro che economie, cioè risparmi. Tradotto: rate più basse, interessi nel tempo più alti. Così, se entro il 2025 si sarebbero dovuti pagare poco più di otto milioni di euro, ecco che tra 25 anni ne saranno dovuti oltre 12 e mezzo. Circa quattro milioni e mezzo in più.
In fondo, si diceva, questa faccenda evoca vagamente Esopo. Resta da capire chi reciti quale ruolo, chi sia o sia stato cicala e chi formica: le precedenti amministrazioni che quei mutui per 24 milioni di euro – sei dei quali per opere mai realizzate o tuttora incompiute – li hanno contratti o piuttosto quella attuale che quei mutui li ha rinegoziati? Come spesso, la verità potrebbe trovarsi esattamente nel mezzo.