di Girolamo Bax
È un po’ come per le storielle di Berlusconi. Assolto perché Ruby sembrava maggiorenne. Oppure condannato a raccontare barzellette per un giorno al mese per 12 mesi a vecchietti più giovani di lui dopo aver evaso 300 milioni di euro ma condannato solo per l’evasione di 7 perché gli altri 293 erano andati prescritti. In Italia funziona così, la storia non la scrivono i vincitori, la scrivono quelli che si possono permettere i bravi avvocati.
Ogni Arcore ha il suo Berlusconi e così anche noi a Oria non potevamo sfuggire a questa regola del “signorotto” che fa le sue marachelle che i bravi avvocati pensano a sistemare. Così, proprio a Oria capita che ti compri un castello nella settimana di un caldo Ferragosto in modo da rendere impossibile, per un volenteroso sindaco di paese, contattare il ministro dei Beni culturali o qualche alto burocrate per cercare di esercitare la prelazione. Poi trasformi il castello, monumento nazionale, in un salone per ricevimenti commettendo qualche abuso, spostando qualche colonna, ricoprendo qualche cunicolo, aumentando qualche volume perché, si sa, un ampliamento del 20% non si nega a nessuno, neanche per un bene sottoposto a vincolo. Organizzi nel monumento nazionale un matrimonio spacciandolo per festa privata; ti fai sequestrare il castello per gli abusi edilizi, te lo fai restituire ma prosegui con gli abusi e quindi te lo fai ri-sequestrare.
Poi, a seguito di una serie di vicissitudini, decidi di percorrere la via della redenzione perché, anche questo si sa, per redimersi bisogna soffrire e tu, dopo una lunga sofferenza, ti penti e patteggi. Sembra un buon modo per ricominciare, a parte la condanna tua e di tua moglie (di cui sinceramente mi dispiace) – perché con il patteggiamento si dovrebbe accettare la condanna – e quindi ti impegni a sanare gli abusi ovvero a ripristinare lo status quo ante.
Buono per tutti: per il castello, che tornerà com’era, con la benedizione di chi non è più tra noi e che con tale speranza ci ha lasciati; buono per Oria, che forse avrà un castello che sarà riaperto e nuovamente visitato; buono per l’amministrazione, che vede in parte soddisfatta la sua richiesta fatta nella costituzione di parte civile, ossia il ripristino e avrà da perseguire i proprietari del castello solo per i danni; buono per gli oritani, oramai disposti a mettere una pietra su tutto pur di riconciliarsi con il più illustre residente della città medievale.
Ma, e anche questo è risaputo, chi nasce tondo, non può morire quadrato…
E, così, noi oritani, l’amministrazione, i potenziali visitatori del castello di Oria, con il ricorso presentato davanti alla Suprema Corte lo scorso 6 ottobre, come per Berlusconi grazie all’opera di un bravo avvocato, scopriremo che abbiamo scherzato, che non ci sono abusi, che nulla deve essere ripristinato e che il castello, oggi bene tutelato e soggetto a vincoli culturali, sarà in un futuro prossimo un bellissimo salone per ricevimenti.
P.S.: non mi resta che ricorrere anch’io, non davanti alla Cassazione ma davanti al “signorotto”, a lui che tutto può, per chiedergli se, compatibilmente con le date dei futuri ricevimenti al castello dove sarà necessario arrivare con la corriera attraversando le vie del centro storico, possa adoperarsi per la pedonalizzazione del centro storico stesso e far sì che piazza Manfredi non sia più un mega-parcheggio.
P.P.S.: oritani, vorrei segnalarvi che mentre a San Pietro Vernotico c’è una città compatta che protesta contro il piano Silletti e contro l’eradicazione degli ulivi, bloccando addirittura la principale arteria ferroviaria della Puglia, a Oria domenica scorsa sono stati abbattuti trenta ulivi mentre mangiavamo brasciole al sugo ed eravamo tutti legati davanti alla TV per guardare Valentino ed il motoGP.