La mattanza non si ferma. Tutt’altro. Prosegue, anche e soprattutto laddove la “strage degli ulivi” ha avuto inizio: a Oria. Ma mentre altrove il clamore delle proteste si fa sentire, forte, qui l’eradicazione non è disturbata da alcuno. In contrada Frascata, nelle campagne dove i primi alberi ritenuti infetti da Xylella sono stati abbattuti a colpi di motosega, nelle ultime ore di oggi (domenica 8 novembre) circa altri 30 ulivi sono stati buttati giù (guarda le foto in basso). I loro “cadaveri” sono ancora lì, con le chiome riverse sulla terra e le radici alla luce del sole, sollevate per sempre dal loro incarico. I circa 30 alberi abbattuti nell’angolo di natura lungo la provinciale per Carosino non sono stati segati come gli altri.
Sono stati sradicati, probabilmente con delle ruspe. E non è detto che l’operazione sia stata diretta dal Corpo forestale, come accaduto nel corso dell’estate. Forse l’eradicazione è stata eseguita dagli stessi proprietari. Gli ulivi non recano infatti sul tronco alcuna “X”, sono cioè sani, ma colpevoli d’essere nati a 100 metri di distanza dagli altri ritenuti malati. Potrebbero essere stati contagiati, insomma, o anche no, e secondo il piano Silletti vanno “uccisi”, perché anche la sola ipotesi d’essersi ammalati basta a condannarli a morte. Altri 30 ulivi, a Oria, sono “morti”. Senza nemmeno la consolazione di un grido di protesta, come quello levatosi a luglio con i primi abbattimenti, o quello timido del giorno del blitz, con 300 uomini delle forze dell’ordine a perimetrare la zona. Tutto è avvenuto in silenzio. Mentre l’Italia intera si appassionava alle gesta di Valentino Rossi e seguiva i comandamenti del “dio” pallone.
E nel silenzio, probabilmente, la mattanza proseguirà anche nei prossimi giorni.