Diciotto giorni. Poco più di due settimane per acciuffare dei mezzi fantasmi: sparsi per lo Stivale, senza nome e senza fissa dimora, ma capacissimi, per poco più di 100 euro, di massacrare un ragazzo di 25 anni, di frantumargli la faccia con calci e pugni, di frustarlo con una catena, di spogliarlo per penetrarlo con un bastone di legno. I carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana coordinati dal capitano Nicola Maggio, gli investigatori del Norm diretti dal tenente Roberto Rampino, hanno in tempo di record realizzato l’indagine perfetta. In silenzio, con dedizione, senza mai mollare la presa. Non era affatto scontato catturare gli autori del pestaggio dell’8 ottobre scorso. E meno scontato era arrivare a loro in così poco tempo.
Il bandolo della matassa era un ciuffo di capelli rossi, qualche parola biascicata da un ragazzo in fin di vita e i fotogrammi di un’auto. Da lì sono partiti per dare la caccia a tre spettri, tre aghi in un pagliaio grande quanto l’Italia, e forse più. Di loro, trovata e interrogata la 19enne Miriana Sportillo, anello di congiunzione fra il branco e la preda, i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana sono riusciti a scoprire in prima battuta solo i soprannomi: “Il diavolo”, “la Sprilli” e “il Lampadina”.
Quello che c’è stato in mezzo fra l’avvio delle indagini e le manette è stato un lavoro incessante, fatto giorno per giorno senza l’ausilio delle intercettazioni, delle ipersofisticate diavolerie da serie tv americana, ma ricorrendo alla pazienza, all’ingegno, all’intuito. Lavorando anche di sabato e domenica, sempre affiancati dal pm Valeria Farina Valaori. Hanno incrociato foto e dati, tabulati e precedenti, hanno contattato i colleghi di mezza Italia, da Rimini, a Varese fino a Bologna. Dovevano trovare in qualche angolo del Paese tre tizi senza dimora, senza nome, soliti vivere in roulotte o per strada, girovagare per stazioni ferroviarie o di rave in rave. E li hanno trovati. E presi. In 18 giorni.