Oria, raffica di cause contro il Comune: dipendenti pubblici sul piede di guerra

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Diversi dipendenti hanno deciso di fare causa al Comune di Oria che non avrebbe, in tutti questi anni, corrisposto loro quanto dovuto. Sono al momento dieci, chi per un motivo, chi per un altro: in sei chiedono di avere, finalmente, dopo cinque anni, il salario accessorio; in tre reclamano il surplus per le funzioni superiori che, a loro dire, avrebbero svolto dal 1984, dal 1986 e dal 2009 a oggi; un altro, ex Lsu, chiede di essere definitivamente stabilizzato.

L’ente, però, da quell’orecchio non ci sente, tanto che ha già conferito incarico a un legale di fiducia (in due casi, lo stesso) per opporsi a queste pretese economiche. Ma altre grane giudiziarie potrebbero giungere da 30 delle 42 unità oggi nella pianta organica comunale, sempre a causa di arretrati relativi alla cosiddetta produttività. Se tutte andassero in porto, per palazzo di città si profilerebbe un salasso, specie se si considera che alle somme da destinare ai lavoratori sarà necessario aggiungere quelle per gli avvocati o derivanti dalle spese dei processi.

CAPITOLO MANSIONI SUPERIORI

Come noto, purtroppo il Comune di Oria difetta storicamente di personale. Così, negli anni, numerosi dipendenti hanno dovuto colmare le lacune svolgendo funzioni diverse da quelle per cui erano stati assunti. Sarebbero questi i casi di Oreste Strabone (categoria A, ufficialmente assegnato all’Anagrafe), che richiede gli emolumenti maturati dal 1984 a oggi, di Gianfranco Alighieri (categoria A, poi assegnato all’ufficio Attività produttive), che richiede le differenze retributive dal 1986 a oggi, e di Massimo Moretto (categoria B, assegnato poi all’ufficio Personale e segreteria), il quale rivendica spettanze superiori a quelle percepite dal 2009 – anno del suo trasferimento dalla Marina – a oggi. La giunta ha già deliberato per il caso di Alighieri di costituirsi in giudizio e il segretario generale, dottor Rosario Cuzzolini, ha affidato l’incarico all’avvocato Carlo Caforio, con studio in Latiano, impegnando una somma pari a 7.295 euro comprensivi di Iva e oneri previdenziali. Somma che potrebbe poi ovviamente lievitare. Si suppone che altrettanto Il Comune farà per quanto concerne negli altri due casi.

CAPITOLO SALARIO ACCESSORIO

Leonzio Patisso, Stella Asciano, Annuziata Ariano, Luigi Pinto, Brenno Cavallo e Aroldo Mola hanno, lo scorso giugno, chiesto e ottenuto dal giudice un decreto ingiuntivo per far valere nei confronti dell’ente il loro credito relativo alla parte del salario accessorio concernente l’indennità di responsabilità. Il Comune si è però opposto e, anche in questo caso, ha affidato l’incarico all’avvocato Caforio (anche se in udienza ci è andato il collega e titolare di studio Stefano Epicoco), impegnando una cifra che si aggira, per il momento, attorno ai 6mila euro.

Ciò che chiedono i sei dipendenti è qualcosa che in teoria loro spetterebbe di diritto e che il Comune non contesta: una parte, cioè, del loro stipendio che non percepiscono nientemeno che dal 2010. Un problema non soltanto di questo sestetto, ma esteso anche ad altri colleghi. Si tratta di circa 200mila euro, accumulatisi nell’arco di questo quinquennio e destinati a tutti i dipendenti comunali, che in ogni caso non possono essere spesi diversamente: devono comunque essere destinati ai dipendenti perché sono una componente variabile dello stipendio denominata per l’appunto “salario accessorio”.

Soltanto che l’ente, asserendo l’inesistenza di adempimenti che sarebbero spettati prima all’amministrazione Pomarico e poi al commissario straordinario, non ha per adesso alcuna intenzione di mettere mano al portafogli tant’è che si parla di una trentina di altri ricorsi al giudice del lavoro in cui i dipendenti rivendicherebbero o il pagamento della produttività per gli anni passati o il risarcimento danni per comportamento illegittimo della amministrazione che non avrebbe adempiuto gli obblighi di legge.

Ci sarebbe, pare, da parte del Comune anche un altro motivo un po’ più pratico: la legge Brunetta non consente di elargire tutto insieme il cento per cento dei salari accessori e quindi in che modo far passare il concetto che ad alcuni sarebbe corrisposto e ad altri invece no quando un po’ tutti sono stati valutati positivamente?

Nel frattempo, tanto meglio pagare gli avvocati, anzi in questo caso: l’avvocato, con soldi che – a differenza dei 200mila, vincolati per i dipendenti – incidono direttamente sul bilancio comunale e che potrebbero essere spesi in servizi per soddisfare i bisogni della collettività.

Una gragnola di ricorsi, sempre a questo proposito, potrebbe di qui a breve abbattersi sul Comune con una previsione di spesa a carico del bilancio comunale per spese legali che potrebbero arrivare anche a centinaia di migliaia di euro, senza contare ulteriori spese a cui il giudice del lavoro potrebbe condannare il Comune.

Ma come mai si è giunti a questa situazione ? I sindacalisti lamentano la mancanza di un minimo dialogo con l’amministrazione comunale che non solo si sta assumendo responsabilità che sino a ieri erano dell’amministrazione Pomarico e del Commissario, ma che per sua stessa ammissione resta inadempiente nelle procedure previste dalla legge, inadempienze che impediscono di erogare ai dipendenti il salario accessorio dovuto a titolo di produttività e indennità di responsabilità.

Una sorta di cane che si morde la coda e intanto a pagare sono sempre i contribuenti, quanto meno spese legali all’apparenza evitabili, giacché lo stesso sindaco Ferretti ha dichiarato in Consiglio comunale che converrebbe fare sempre transazioni piuttosto che coltivare cause perse in partenza: principio che però non sempre trova applicazione, come appunto nel caso dei dipendenti comunali cui si continuano ad affidare mansioni superiori, incarichi di responsabilità e carichi di lavoro a iosa a causa di carenze nell’organico pari ad almeno il 40 per cento.

CAPITOLO STABILIZZAZIONE

Goffredo Murani, oggi 54 anni, ex Lsu e conducente degli scuolabus, rincorre da tempo l’assunzione definitiva presso il Comune, che per 18 anni è stato il suo datore di lavoro. In primo grado il giudice del lavoro ha respinto il suo ricorso e ora lo stesso Murani ha proposto appello dinanzi al Tribunale di Lecce. Anche il questo caso il Comune si è costituito in giudizio per difendere la sentenza di primo grado conferendo incarico all’avvocato Antonio Almiento.

Qui di seguito l’articolo sull’argomento pubblicato sul numero 27 dello Strillone nel maggio 2013:

È già dura di per sé perdere il posto di lavoro, ma è ancora più dura se, ormai non giovanissimo, sei stato precario per 18 anni e dal tuo datore – il Comune – hai ricevuto tante promesse di essere un giorno assunto a tempo pieno e indeterminato. Con questo si trova a dover fare i conti da luglio 2012, oggi che ha 52 anni, Goffredo Murani, ex conducente degli scuolabus, che adesso una sorta d’iniqua legge del contrappasso appieda dopo così tanti anni trascorsi letteralmente sulla strada. Quando cesserà il sussidio di disoccupazione, per lui e per la sua famiglia, che negli anni e con sacrificio si è costruito e ha portato avanti, saranno dolori.

«Non ci sono soldi per le stabilizzazioni», la giustificazione che si è sentito dare in municipio quando è andato a chiedere spiegazioni e, quindi, a protestare, prima di ricorrere al giudice. Qualcun altro, però, nel frattempo ci è finito nella pianta organica dell’ente: «C’era da scegliere – dice, sconsolato, Murani – e hanno preferito non scegliere me, per motivi che non mi sono del tutto chiari». Non trovando ragioni plausibili, non nasconde neanche il sospetto che possa essersi trattato di un provvedimento per così dire “politico” nei suoi confronti. Punta diritto al reintegro o in alternativa a un giusto risarcimento e, in generale, al rispetto di diritti ormai acquisiti: credeva che davvero quel contratto di 36 mesi firmato nel 2009 – sindaco Cosimo Ferretti, segretario generale Irene Di Mauro – sarebbe sfociato nell’assunzione, non nel definitivo benservito.

Se peraltro il giudice del lavoro dovesse dargli ragione, il Comune potrebbe addirittura spendere molto più per onorari degli avvocati, spese di giustizia ed eventuale risarcimento, di quanto avrebbe speso in tre anni per pagare l’autista. Il valore della controversia è stato fissato in 32mila euro e più di 5mila euro sono già transitati e trasiteranno dalle casse comunali nelle tasche dei legali: prima Maria Grazia Iacovazzi, diventata incompatibile quando nominata assessore (circa 1.400 euro, già liquidati), poi Antonio Almiento (impegno di spesa massimo di 4mila euro). Più o meno tre mesi di salario, quando Murani ne aveva ancora uno. Potesse tornare indietro, ci penserebbe su due volte prima di rinunciare alla proposta che la Fochi di Bologna, ditta per cui ha lavorato dal 1987 al 1995, gli fece dopo un periodo di cassa integrazione: «Mi dissero che il lavoro c’era – racconta – ma che sarei dovuto andare a fare l’autista-gruista a Dubai, prospettiva interessante, ma all’epoca avevo già due figli piccoli e, in più, mi si aprì un’altra porta: entrare, come tanti altri, nella pattuglia di lavoratori socialmente utili al Comune di Oria». Furono una quarantina quell’anno a scegliere questa via: quasi tutti, nel tempo, dopo anni e anni di co.co.co., hanno trovato un impiego stabile. In quel “quasi” rientra, suo malgrado, Murani, che ora – assistito dall’avvocato Adolfo Sartorio – è disposto a tutto, perfino a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, pur di ottenere quel che è sicuro – un solo mese di malattia in 18 anni di onorato servizio e tanti straordinari volontari e gratuiti – gli spetti.

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