Il superlatitante si serviva della sua identità per sfuggire alla cattura: denunciato

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La somiglianza in una foto, probabilmente truccata con Photoshop, sulla carta d’identità di un favoreggiatore avrebbe consentito al superlatitante Giovanni Basile, 38 anni di Ostuni, arrestato lo scorso 8 ottobre, di nascondersi alla forze dell’ordine per ben tre anni e di poter tranquillamente spostarsi tra la Città Bianca, il Nord Italia e addirittura l’estero. Gli agenti del commissariato ostunese, diretto dal vice questore aggiunto Francesco Angiuli, hanno denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi il 42enne operaio incensurato, sempre di Ostuni, P.A., fratello di un personaggio di spicco della criminalità locale. Questi avrebbe addirittura prestato la sua identità a Basile attraverso un sistema tanto semplice quanto, di fatto, efficace fino a quanto i poliziotti non hanno avuto una geniale intuizione.

Giovanni Basile
Giovanni Basile

Sin dal principio delle indagini a suo carico, polizia e Procura (fascicolo nella titolarità del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori) erano a conoscenza del fatto che Basile fosse in possesso di una carta d’identità falsificata. In sostanza, cos’era successo? P.A. si era presentato in commissariato – sia il 9 febbraio 2011 sia il 4 gennaio 2013 – denunciando falsamente lo smarrimento del proprio documento identificativo per poi richiedere un duplicato all’Anagrafe del Comune. L’originale l’aveva poi tenuto per sé, mentre la copia l’aveva data a Basile. Un’altra capatina in Comune per ottenere un ennesimo duplicato P.A. l’aveva fatta dopo appena quattro giorni dall’arresto dello stesso Basile (il 12 ottobre 2015).

Gli uomini diretti dal dottor Angiuli, però, che nel frattempo avevano preso informazioni dai colleghi dell’Interpol, sono andati a trovare il muratore sul posto di lavoro e l’hanno sottoposto a perquisizione personale, trovandolo in possesso di due carte d’identità: una rilasciata il 9 febbraio 2011 e l’altra il 12 ottobre 2015. Nel corso della successiva perquisizione domiciliare a casa di P.A. è stato inoltre trovato altro materiale definito dagli investigatori molto interessante e utilissimo per il prosieguo delle indagini. Al di là di questo, elemento chiave per il camuffamento del super-latitante era la foto sul documento, compatibile sia con l’aspetto di P.A. sia con quello di Basile (unica particolarità, una sciarpa sul collo probabilmente utile a nascondere i tratti distintivi di quella parte del corpo).

Le indagini non sono comunque affatto concluse, poiché oltre ad aver trovato oggettivi collegamenti tra Basile e il suo favoreggiatore (tra i quali alcune lettere dal carcere), i poliziotti hanno acquisito ulteriore documentazione che potrebbe ora condurli a chiudere definitivamente il cerchio, come ad esempio il carteggio tra lo stesso P.A., suo fratello (già noto alle forze dell’ordine) e altri personaggi di spicco della criminalità organizzata mesagnese. Non si escludono quindi, a breve, l’individuazione di altri favoreggiatori e l’arresto di un altro noto pregiudicato ostunese. In sinergia con il Dipartimento della Polizia di Stato – Interpol – Unità Nazionale Europol – Sirene – I Sezione Catturandi sono in corso anche accertamenti all’estero, dove si sospetta che Basile abbia commesso gravissimi delitti servendosi, peraltro, delle false generalità di cui sopra.

 

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