Francavilla, a proposito di staff del sindaco

di Eliseo Zanzarelli

Uno che si occupa d’informazione o di comunicazione in genere non ha diritto di cittadinanza nell’organico del Comune: soldi pubblici sprecati. Al massimo, se proprio vuole, può farlo gratis. Sennò, meglio un agente di polizia municipale, un geometra, un impiegato, un custode, un messo, un giardiniere – per carità: tutte figure utili, utilissime alla causa – in più, ma un “giornalista” assolutamente no. Non pagato, perlomeno.

Questo l’assunto a partire dal quale sono sono divampate, tra ieri e oggi, fior di polemiche nei confronti del sindaco di Francavilla Fontana, Maurizio Bruno, che ha deciso di assumere un componente di staff col compito di fargli da consigliere, di aiutarlo e di curare, si presume facilitandoli, i rapporti tra l’amministrazione e l’esterno, laddove per esterno s’intendono i cittadini.

Critiche legittime sul piano politico – giacché ogni scelta politica è per definizione discutibile – ma a tratti urticanti sotto un profilo lavorativo, giuridico e, perché no?, umano.

Sotto il profilo lavorativo (e sindacale), è avvilente bollare come inutile qualunque mestiere, qualsiasi professionalità. E anche chi opera ogni giorno, con quotidiani sacrificio e impegno, in un settore spesso tanto snobbato quanto in realtà importante, è a tutti gli effetti un lavoratore, spesso un professionista e, come tale, va rispettato. Come tale, non può e non deve lavorare – perché, repetita iuvant, di un lavoro si tratta – a titolo gratuito. Non è vero, poi, che è sufficiente un’amministrazione disponga di un sindaco, di un assessore, di un consigliere comunale o di un funzionario pubblico qualsiasi, purché dotato di una buona padronanza della lingua italiana, affinché copra a costo zero la comunicazione in genere e la comunicazione istituzionale – si badi bene: istituzionale, non politica – in particolare.

Sotto il profilo giuridico, diverse e sempre più numerose pronunce della magistratura sanciscono la necessità della retribuzione di chi, anche per conto di enti pubblici, si occupi della comunicazione o anche solo delle pubbliche relazioni. Inoltre, è necessario distinguere tra l’ufficio stampa, l’addetto stampa e i componenti di staff. Nei primi due casi, una legge del 2000 prevede che si proceda all’assunzione mediante concorso. Nel terzo caso, quello dello staff, è previsto un semplice avviso pubblico, sebbene l’incarico sia di carattere fiduciario e il primo cittadino possa – anzi, debba – procedere in autonomia scegliendo, all’interno di una rosa di nominativi, la figura che, a suo giudizio, sia più indicata allo scopo. Considerata la natura fiduciaria della scelta, l’autore si assume di conseguenza ogni responsabilità riguardo la stessa: ciò, nel senso che non necessariamente la persona, di fatto cooptata, debba essere anche quella sulla carta obiettivamente più qualificata (a differenza che nell’ipotesi di concorso).

Sotto il profilo umano, a prescindere da chi effettivamente occuperà – fortuna sua – il già chiacchierato posto, è stucchevole il toto-nomi che si è scatenato in Rete. «Lo fa una donna – è bionda e ha gli occhi azzurri – sarà uno del Pd – chiunque sia, è un raccomandato – è il nipote del sindaco – cambiale elettorale», ecc., sono solo alcune delle illazioni circolate. A volte, pare che si tenda con una certa nonchalance a sacrificare sull’altare della politica persone in carne e ossa, dotate di sentimenti e dignità e che magari se ne infischiano della dialettica e delle diatribe tra maggioranza e opposizioni. Il paradosso è questo: ammesso e non concesso che Bruno abbia già una sua idea – ipotesi tutt’altro che remota – ci si potrebbe anche un po’ calare nei panni di quanti, speranzosi, abbiano deciso o decideranno di spedire in Comune i propri curricula, sulla base dei quali il sindaco dovrà effettuare una scelta. Ecco, cosa si può provare, nel caso di successiva selezione del proprio curriculum, della propria professionalità e, non secondariamente, della propria persona, se già in partenza si era stati etichettati come raccomandati, amici del politico, inetti e inutili? E con quale spirito, alla luce del diffuso “sta già dato”, un potenziale aspirante può anche solo immaginare di partecipare alla selezione?

Poi, si ripete, sul piano politico, ogni critica appare legittima: è giusto o no che l’amministrazione comunale, in questi tempi di magra, decida di investire in comunicazione anziché nella riparazione delle buche o nella cura del verde pubblico? Insomma: burro o cannoni? Dipende dall’importanza che s’intende dare, nel breve, medio o lungo periodo a questo o a quel settore amministrativo.

D’altra parte, in fatto di casi di presunta inopportunità politica, questo non sarebbe il primo nella storia della Città degli Imperiali. E, a ben guardare, col senno di poi, neanche il più grave.

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