Trentasette casi di infezione ospedaliera da ‘klebsiella’, ceppo di batteri che colpisce principalmente le vie respiratore, sono stati rilevati in due strutture ospedaliere del Brindisino, dove è in corso una inchiesta della magistratura sul rispetto dei protocolli per l’attivazione della profilassi da parte dell’Azienda sanitaria locale. Nei giorni scorsi sono state effettuate da parte dei carabinieri, su delega del pm Milto De Nozza della procura di Brindisi, acquisizioni di documentazione e certificati presso gli uffici dell’azienda sanitaria locale.
Nelle rianimazioni e nei reparti di medicina e chirurgia prolifera spesso questo tipo di batterio, chiamato Klebsiella pneumoniae, che vive nell’intestino dei portatori ma provoca infezioni a livello dei polmoni e delle vie urinarie, da dove può dare origine a gravi setticemie.
Gli ultimi casi accertati a Brindisi risalgono a un periodo compreso tra maggio e settembre di quest’anno. Già nel 2013 c’era stata un’emergenza “klebsiella” che aveva dato impulso ad approfondimenti investigativi.
Proprio ieri la Asl ha fatto sapere di aver attivato una task force per la gestione delle problematiche igienico – sanitarie presso gli ospedali della Asl di Brindisi: “Il problema delle infezioni ospedaliere – è scritto in una nota – richiede un permanente stato di allerta nel presidiare eventuali problematiche di ordine igienico – sanitario”.
E’ stato quindi istituito un gruppo di lavoro con la facoltà di intervenire presso tutte le strutture aziendali che erogano prestazioni cliniche. Sono state altresì intraprese le prime azioni concrete finalizzate a inquadrare l’entità del fenomeno e a ridurne la diffusione. In particolare campionamenti ambientali presso le unità operative di degenza, azioni di bonifica ambientale mirate, come la sostituzione dei filtri dell’impianto di condizionamento e interventi agli impianti di distribuzione delle acque.