Prescrivevano i farmaci più costosi: nei guai 482 medici brindisini

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Le indicazioni regionali erano chiare. A parità di principio attivo ed efficacia i medici avrebbero dovuto prescrivere ai propri pazienti i farmaci meno costosi, in modo da gravare il meno possibile sulle casse del Servizio sanitario nazionale. Invece no. Secondo quanto scoperto dalla Guardia di Finanza ben 482 medici per lo più della provincia di Brindisi, ma anche alcuni leccesi e tarantini, avrebbero compilato ricette disponendo l’acquisto dei farmaci più costosi. 

Le indagini del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale delle Fiamme gialle di Brindisi dirette dal maggiore Giuseppe Maniglio, sono iniziate nel febbraio del 2014. Da allora i militari hanno scoperto ben 15.500 ricette prescritte in maniera difforme rispetto alle disposizioni fornite dall’assessorato regionale alla sanità e approvate dall’Agenzia italiana dell’Aifa, per una spesa extra illegittima di 194mila euro. Somma che ora i 482 medici responsabili dell’anomalia dovranno rimborsare di tasca propria, per un esborso medio di 400 euro a testa.

Ma quali sono i farmaci oggetto dell’indagine? La classe è quella degli antiipertensivi, farmaci destinati a pazienti con patologie o rischi al sistema cardiovascolare. Cure rimborsate dal Servizio sanitario nazionale, ma che vedono nella loro categoria farmaci omologhi ai più costosi, che pur essendo maggiormente economici garantiscono la stessa efficacia e gli stessi risultati.

I 482 medici finiti sotto la lente della Corte dei conti e della Guardia di finanza avrebbero però, nonostante le indicazioni della Regione Puglia, continuato a prescrivere i farmaci più costosi. E questo per almeno due anni: dal 2012 al 2014. Da qui la segnalazione, le indagini e, ora, l’inevitabile richiesta di rimborso.

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