Il codice deontologico dei farmacisti parla chiaro. Articolo 4 comma 2: “Il farmacista deve offrire la massima disponibilità e cortesia e prestare il soccorso consentito dalla legge e suggerito dai sentimenti di umana solidarietà”. Comma 3: “Il farmacista deve sempre ricordare che la professione è costantemente finalizzata alla tutela dello stato di salute e alla conservazione del benessere fisico e psichico della persona, nel rispetto dei diritto fondamentali della persona”. Insomma, il farmacista deve anteporre sempre e comunque il benessere della persona a qualunque altro interesse. Anche, e soprattutto, quando quando la persona in questione è un bambino con la febbre a 40; anche e soprattutto quando l’altro interesse è il suo guadagno: pari a 10 euro.
Eppure sembra proprio che a Erchie queste semplici regole non deontologiche, ma di buon senso, di semplice umanità, siano state invertite da un farmacista del posto che, temendo di perdere 10 euro, ha negato a una mamma extracomunitaria farmaci urgenti prescritti dal medico per curare il figlioletto con la febbre altissima. A raccontare l’epsodio, definito “increscioso” per ricorrere a un eufemismo, è lo stesso sindaco di Erchie Giuseppe Margheriti, che non nasconde tutta la sua indignazione per una vicenda che sfiora l’assurdo.
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![Giuseppe Margheriti, ex sindaco di Erchie](https://www.lostrillonenews.it/wp-content/uploads/2014/10/1240114_774458962565693_1350554089_n-257x300.jpg)
“Erano circa le nove – spiega Margheriti – quando è venuta una signora extracomunitaria a casa mia, da tempo residente ad Erchie con la famiglia e con i propri figli, inseriti benissimo nel nostro tessuto sociale, già da anni infatti, frequentano la nostra scuola e non hanno mai lamentato problemi di emarginazione o di razzismo fino ad oggi, lamentandosi di un comportamento poco corretto ricevuto da una farmacia locale. Mi ha raccontato infatti, che aveva il figlio con la febbre a quaranta e recatasi alla guardia medica essendo domenica gli ha prescritto delle ‘medicine urgenti’ con la ricetta bianca.
“Una volta in farmacia – prosegue il primo cittadino – gli è stato chiesto il pagamento del farmaco di circa dieci euro, e, siccome ne era momentaneamente sprovvista, aveva chiesto al farmacista, se lasciando i propri documenti di riconoscimento per una maggiore tranquillità, fosse stato possibile anticipare il ‘farmaco urgente’ in quanto il marito era a lavoro e appena rientrato per l’ora di pranzo sarebbero andati a saldare il debito. Risposta: “Signora vada quando avra i soldi ritorni’. Solo la solidarietà di una sua conoscente gli ha permesso di acquistare i farmaci urgenti per le cure del proprio figlio. Io mi chiedo: c’è un codice deontologico? E ammesso che non ci sia, c’è un obbligo o un dovere morale? Mi chiedo ancora, anche per i farmacisti (come per gli altri medici) vale il giuramento di Ippocrate?”.