Dopo la tragedia, che ha scosso un po’ tutti coloro i quali Mario salutava ogni santa mattina d’estate con il suo “Buongiorno, signora; buongiorno, signore”, a Campomarino di Maruggio è partita la gara di solidarietà per il povero ambulante colto da infarto e spirato domenica mattina in spiaggia all’altezza della pineta del conte D’Ayala, sotto il sole cocente e tra mille difficoltà nei soccorsi.
Al Lido dei Cavalieri, uno dei tanti posti che con il suo carico di bigiotteria made in Pakistan frequentava abitualmente, proprio sul bancone, è stato posizionato un salvadanaio con su scritto “Raccolta fondi per contribuire alle spese dei funerali del caro Mario”, per consentire cioè alla salma del 59enne Makmal – questo il suo vero nome – e ai suoi veri figli di rientrare in patria per le esequie secondo la loro religione.
Mario ha diritto a tutti gli onori del caso e, dunque, al Lido dei Cavalieri hanno avviato questa nobile iniziativa cui sempre più gente sta aderendo: c’è chi, nei limiti delle proprie possibilità, inserisce nella fessura pochi spiccioli, magari il resto di una consumazione al bar, ma anche chi vi lascia banconote più “pesanti”. A dar manforte vi è anche la nutrita comunità pakistana di Campomarino, di cui fanno parte pure i figli dello sfortunato Makmal, venditori ambulanti a propria volta.
Ma ciò che conta, come assicurano i responsabili dello stabilimento, è che tanta, tantissima gente sta contribuendo e quasi sicuramente venerdì la salma potrà rientrare nel Paese natio. Tante le spese da affrontare tra viaggi aerei di andata e ritorno. Sì, perché dopo il rito funebre i figli di Mario torneranno a Campomarino: l’estate è ancora relativamente lunga e il loro lavoro è qui, non si possono fermare. A maggior ragione adesso, hanno una famiglia da mantenere a migliaia e migliaia di chilometri di distanza.
L’inchiesta avviata dalla magistratura con oggetto proprio le difficoltà incontrate dai soccorsi – il cancello della pineta privata era chiuso e nessuno si è prodigato per aprirlo, tanto che il personale del 118 ha dovuto percorrere diversi metri a piedi – prosegue. C’è ancora da capire se, al di là dell’improvviso malore accusato dal 59enne, con un po’ più di collaborazione o solo di organizzazione, Mario avrebbe potuto ancora essere qui tra noi. Tra la sua gente. Quella gente che ora si stringe attorno al lutto dei suoi cari, che hanno diritto a tributargli l’ultimo saluto. E, in fondo, è questa l’Italia che piace.