“Mia moglie non sapeva nulla. Lei è innocente. Quella droga l’ho presa in Germania”. E’ un fiume in piena Francesco Trisolini, il 51enne di Oria arrestato nella notte tra venerdì e sabato a Oria dai carabinieri della locale stazione perché trovato con 40 chili di cocaina occultati nel doppio fondo della sua auto. Trisolini ha parlato, e detto tutto quel che sa di una storia che lo ha visto nei panni di una pedina, in un gioco molto, troppo più grande di lui. Lui con la droga non ha mai avuto a che fare in passato. Neanche con la legge, avendo la fedina penale intonsa.
Ma la criminalità ha imparato bene, e da tempo, a utilizzarli quelli come lui, i cosiddetti “insospettabili”. Soprattutto se in condizioni economiche difficili, e in cerca di soldi. Trisolini, stando a quanto emerso dal suo interrogatorio reso questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Paola Liaci, proprio di soldi avevo bisogno. Tanto da essere finito in Germania per vendere lì la sua auto. Ma l’affare, già intavolato a distanza, è saltato all’ultimo momento. Però proprio lì, a Dusseldorf, il 51enne di Oria ha trovato una seconda possibilità.
Ma stavolta niente di legale. I tipi con cui entra in contatto gli lanciano un’esca facile da ingoiare, e succulenta. Certo, c’è il rischio di rimanere impigliati all’amo: “Ma tu sei un incensurato, sei un insospettabile. Passerai qualunque controllo”. E così gli imbottiscono l’auto di cocaina. Per sicurezza la occultano in un doppio fondo, e gli consegnano 3mila euro: “Questo è un anticipo. I restanti 7mila li avrai alla consegna, a Oria”. E così lui va. Attraversa l’Italia con una mina sotto al sedere che potrebbe deflagrare da un momento. E mettere nei guai lui, consapevole della gravità di quella sua decisione, e la moglie che gli siede accanto: pare, complice ignara.
Tutto procede per il meglio. Il viaggio corre liscio. Finalmente a casa: Oria. Ci siamo. Invece no. Compare un muso nero, è quello della gazzella dei carabinieri. ALT. Gli intimano i militari. Solito controllo. Patente e libretto. Nulla di che. Ma lui dà segni di nervosismo. Troppo nervosismo. C’è qualcosa che non va. Già, 40 chili di cocaina sotto i suoi piedi. I carabinieri diventano sospettosi. Chiedono l’intervento di un’unità cinofila. Il cane arriva, annusa, impazzisce. La droga salta fuori, un panetto dietro l’altro. Scattano le manette: ai polsi di lui, e a quelli di lei. Ma lei non c’entra, giura il marito. Lei non sapeva niente.
Per ora Trisolini resta in carcere. Ma ha dalla sua quella confessione piena che potrebbe ammorbidire le misure restrittive per ora adottate. Lo stesso per sua moglie, olandese, ai domiciliari. Bisognerà attendere, forse solo qualche giorno ancora: mentre Procura e invesgigatori dell’Arma, gli uomini della Compagnia di Francavilla Fontana diretti dal capitano Nicola Maggio e gli investigatori del Norm coordinati dal tenente Roberto Rampino cercheranno di rimettere assieme tutti i pezzi del puzzle. E risalire ai burattinai di questa sotria: ai fornitori della droga, e quei tizi che qui, a Oria, avrebbero dovuto riceverla e poi smistarla.