Niente tessere dalla segreteria provinciale per il Partito Democratico di Oria, che è sotto stretta osservazione e potrebbe, anzi, essere a breve commissariato. Meglio: ri-commissariato.
Il consigliere comunale, alla fine, l’hanno preso e, salvo colpi di scena, sarà proprio il candidato sindaco sconfitto al primo turno Claudio Zanzarelli a occupare quel sudatissimo scranno nelle assise. Ma quella del Pd di Oria somiglia sempre più a un’odissea. Qualcuno si spinge oltre e parla addirittura di situazione kafkiana, comica, da barzelletta. I fatti sono noti ai più: circolo spaccato da tempo, con una parte degli iscritti – sospinti dal segretario provinciale Maurizio Bruno – che alle comunali decide di appoggiare la candidata sindaco Maria Lucia Carone (sostenuta da sole liste civiche) e l’altra, quella forte del simbolo, che si presenta in solitaria appoggiando proprio Zanzarelli, che è anche segretario cittadino del sodalizio. Un’altra parte dei dem (Cosimo Patisso “Jordan” e Valeria Farina) si erano nel frattempo già accasati altrove, all’interno della coalizione a sostegno del candidato sindaco di centrodestra Cosimo Ferretti.
Le cose per il Pd ufficiale non vanno, dati alla mano, granché bene il 31 maggio, ma resta una speranza: uno posto nel Consiglio solo in caso di vittoria al ballottaggio del candidato sindaco di centrodestra Ferretti. Zanzarelli e i suoi scelgono questa strada e si danno un gran da fare per consegnare le chiavi del Comune a Forza Italia, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale & Co. Ferretti vince su Carone per un centinaio di voti e, a qualche giorno dallo spoglio, la segreteria democratica rivendica il ruolo decisivo avuto in quel risultato e si dichiara pronta a collaborare con la nuova amministrazione. In più, si dice orgogliosa sia per i dati delle regionali, a sostegno del candidato consigliere Pino Romano, sia per quelli delle comunali.
L’ennesima “uscita” discutibile – e, infatti, discussa – secondo diversi tra iscritti e simpatizzanti, inorriditi all’idea che gli eredi del Pci, poi Pds, poi Ds abbiano potuto sposare la causa degli eredi di Almirante, Tatarella, Fini e persino Berlusconi. Dopo le elezioni, la frattura si fa cronica, anziché ricomporsi, e all’orizzonte si preannuncia l’ennesimo redde rationem. Quanti hanno sostenuto Carone sono ancor più convinti di aver fatto la scelta giusta, tanto da criticare apertamente le scelte del segretario per strada e sui social network.
Amara, amarissima l’analisi dello storico dirigente Titti Filotico (da sempre a sinistra) che, rivolgendosi a Zanzarelli e chiedendone le dimissioni, gli rimprovera, in sostanza, di aver agito in totale autonomia e di essere sceso a compromessi disonorando principi e valori dello stesso partito. Il diretto interessato si difende lancia in resta, spiegando come la strategia da lui e dai suoi adottata fosse l’unica possibile dopo i tentativi, tutti andati a vuoto, di formare anche per le comunali una coalizione alternativa a quella di centrodestra.
A Filotico che lo sollecita a riaprire il tesseramento e quindi la dialettica interna tra le diverse “anime” in pena, poi, Zanzarelli risponde di aver già fatto un tentativo in tal senso, ma che la segreteria provinciale non ha proprio voluto saperne di consegnargli le tessere.
Cosa, questa, confermata dal segretario provinciale (nonché sindaco di Francavilla Fontana e presidente della Provincia di Brindisi) Bruno, il quale è a propria volta da tempo in aperto conflitto con Zanzarelli, Domenico D’Ippolito e il resto della classe dirigente “ufficiale” del partito ad Oria: «Perché mai avremmo dovuto consegnare le tessere al segretario di un circolo che, dopo il risultato elettorale fallimentare e dopo aver appoggiato apertamente il centrodestra, è sotto osservazione e potrebbe essere commissariato da un giorno all’altro?», ammette al telefono.
Tra l’altro, proprio ieri, Zanzarelli e i suoi avevano addirittura chiesto le dimissioni dello stesso Bruno, il quale di fronte a una simile richiesta dice di essersi fatto una risata: «Veramente sono io che non voglio avere nulla a che fare con personaggi che intendono la politica solo per i propri “affari” personali», dice, per poi aggiungere: «La magra figura non l’ho fatta certamente io: sia alla Regione che in tutti i Comuni ho scelto candidati realmente alternativi alle destre, io questo posso dirlo fieramente in giro, altri no».
Insomma, non c’è pace nel Pd di Oria: tante le anime e sempre più i musi lunghi all’interno di una forza politica che qui – sempre dati alla mano – arranca dopo i fasti degli anni ’90 (si chiamava ancora Ds), periodo storico al quale risale l’ultima, vera amministrazione di centrosinistra (quella guidata da Cosimo Pomarico era un coacervo di sigle con forza trainante, e primo partito, Noi Centro, poi diventato Nuovo Centrodestra, figlia del Laboratorio Brindisi creato da Massimo Ferrarese).
Ora, però, non resta che attendere l’ufficializzazione della giunta da parte del sindaco Ferretti per capire effettivamente quale sarà il ruolo, magari anche soltanto consiliare, dei democratici. Dopo di che, via al regolamento di conti. L’ennesimo. Molto probabilmente, non l’ultimo.