Il carcere come luogo di rieducazione e ricerca introspettiva: un laboratorio di narrativa, fumettistica e psicologia presso la casa circondariale di Brindisi a cura di due giovani professioniste.
Si terrà lunedì 22 giugno l’ennesimo appuntamento di un particolare laboratorio di analisi narrativa attraverso i fumetti, avviato a marzo, dal titolo “#Mascherenudeincarcere”, a cura delle dottoresse Valentina Farina, di Oria, e Immacolata De Pascale, di Torricella (Taranto), la prima assistente sociale, la seconda psicologa-psicoterapeuta e giudice onorario presso il Tribunale dei Minori di Taranto. L’incontro è, come sempre, con i detenuti del carcere di Brindisi:
Esistere, non sopravvivere. Essere, non apparire.
L’Associazione tra professionisti “Serenamente” coltiva il proprio leit-motiv mediante l’accostamento “uno, nessuno e centomila” e richiama l’idea del sentirsi nudi se si indossa una maschera.
La “maschera” assolve la funzione del celare allo sguardo estraneo la nostra natura più intima e più profonda.
Ognuno di noi è consapevole di indossarne una in base alle circostanze sociali. Le innumerevoli potenziali forme che possiamo assumere portano a sentirsi individuo, unico, essere, indivisibile.
La persona è maschera della psiche che rappresenta la personalità, gli aspetti che palesano il mondo, la personalità privata.
L’individuo impersona un ruolo che viene richiesto dalla società.
Quando la persona si identifica con l’io, il rischio è quello di totale appiattimento dal proprio sé in funzione della perpetuazione del ruolo sociale.
Nel tentativo di vedere ciò che sta dietro la maschera, spazio che diventa palcoscenico di giochi tra l’idealizzazione della persona sociale e della identità civile.
Amarezza, trionfo delle emozioni. La maschera va in scena
Dott.sse Valentina Farina (assistente sociale) e Immacolata De Pascale (psicologia-psicoterapeuta)