di Girolamo Bax
Peccato, forse noi oritani non ci abbiamo creduto fino in fondo ed io ero tra i più diffidenti. Non avevamo capito che Oria chiedeva il cambiamento. Il tormentone di questa campagna elettorale, il cambiamento, era vero. Non era un’invenzione di Angelo Mazza, Cosimo Delli Santi e Tommaso Carone. Non era solo il leit-motiv di tre liste civiche animate da giovani e da donne. Il cambiamento era l’interpretazione più autentica del sentimento e del desiderio degli oritani. Sarebbe bastata un po’ più di convinzione perché oggi stessimo parlando di un’altra stOria. Peccato, era difficile crederci. E lo è stato soprattutto domenica davanti ai seggi.
Siamo rimasti un po’ di cazzo nel vedere gli anziani arrivare ai seggi persino in pulmino e quasi in stile Cetto Laqualunque. Difficile reggere il confronto con la macchina elettorale messa in piedi dal candidato Mimino. Aspiranti consiglieri comunali, travestiti da autisti, che accompagnavano il carico di anziani davanti alla Camillo Monaco e alle “scuole vecchie”. Difficile pensare di potercela fare, difficile pensare che alla fine ti mancheranno appena cento voti quando vedi auto e minibus svuotarsi come alla sosta autostradale. Difficile crederci quando vedi la fila degli anziani non alla cassa dell’Autogrill, ma davanti al candidato sindaco che li aspettava all’ingresso della Camillo Monaco, nella sua postazione di sempre, la cui servitù è oramai trascritta all’Agenzia del Territorio.
Loro, gli elettori, sfilavano al suo cospetto, gli stringevano la mano, correvano al seggio e, all’uscita, riguadagnavano la via del ritorno assistito non prima però di ristringere la mano al candidato. Un copione visto al passaggio di ogni elettore, sia che fosse giunto in auto, in pulmino o a piedi con la famiglia. Difficile reggere il confronto. Difficile non cadere nello sconforto.
Nessuno aveva capito che finalmente Oria si stava svegliando. Nessuno aveva capito che qualcosa stava cambiando. Nessuno lo aveva confessato ad alcuno. Nessuno aveva capito che buona parte di quegli anziani, di quei giovani, di quei padri di famiglia che all’uscita dal seggio si affrettava a passare dal candidato per confermargli che era tutto a posto, in realtà lo stava prendendo per il culo.
Nessuno aveva capito che quei braccianti, bisognosi di supporto nella compilazione della domanda di disoccupazione, quelli che fino a ieri pensavano che la disoccupazione fosse un miracolo del sindacato, avevano forse compreso che la disoccupazione è un loro diritto.
Nessuno aveva capito che quei braccianti, quegli anziani, quei giovani bisognosi di un lavoro si erano stancati di farsi prendere per i fondelli e avevano deciso di invertire, almeno per una volta, i ruoli: “Mimino, tutto a posto”, gli dicevano con un cenno del capo all’uscita della Camillo Monaco dopo aver votato Maria Lucia Carone.
Peccato, se ci avessimo creduto un po’ di più, se avessimo creduto un po’ di più ad Angelo Mazza, a Tommaso Carone e a Cosimo Delli Santi, oggi, Oria, sarebbe un’altra storia.
Invece, purtroppo, potrebbe essere la storia di sempre. Un sindaco ostaggio dei suoi consiglieri, sempre gli stessi, alcuni di essi alla V legislatura, altri alla IV, e più sono anziani, amministrativamente parlando, e meno valore aggiunto riescono a dare. Speriamo sia un sindaco capace di liberarsi di questi pesi morti della granitica politica oritana. Speriamo sia un sindaco che sia capace di scegliersi degli assessori validi e competenti, che non siano necessariamente i più votati, che non siano necessariamente del suo schieramento, che non siano necessariamente gli amici di sempre del granitico consigliere.
Speriamo non sia un sindaco dalla memoria corta. Speriamo sia un sindaco che si ricordi dei diversi punti del suo programma elettorale perché basterebbe portare a termine un punto all’anno per essere un buon sindaco o, almeno, un sindaco decente.
Speriamo che qualcuno gli ricordi che, specie al comizio di chiusura, qualche cazzata l’ha detta. Speriamo che qualcuno gli ricordi che il sistema di videosorveglianza a Oria non c’è perché non ha mai funzionato dal giorno successivo alla sua inaugurazione. Peccato che quel sistema di videosorveglianza fu proprio lui ad avviarlo senza che abbia mai funzionato, per la gioia di ladri d’auto e spacciatori. Quindi, prima di comprarne un altro, che faccia funzionare il vecchio.
Qualcuno gli ricordi che all’inaugurazione dello scempio e degli abusi del castello c’era lui come sindaco di Oria.
Qualcuno gli ricordi che, sempre al comizio di chiusura, ha promesso, urlando, che dalla prossima settimana chiederà la custodia del castello e che lo renderà immediatamente fruibile ai turisti.
Qualcuno gli spieghi che, per fare questo, sarebbe bene scegliesse un assessore competente che conoscesse la differenza tra custodia e confisca e che magari, per il castello, le chiedesse entrambe.
In bocca al lupo, Oria.
P.S.: complimenti alla dottoressa Carone che, nonostante i suoi limiti elettorali, nonostante i suoi cappellini, stava per regalare un sogno al 50 per cento degli oritani che avrebbero voluto che questa città cambiasse.
E che Mimino lo tenga ben presente, sempre.