Ha rischiato la sua stessa vita per salvare quella di una donna, di una ragazza, una turista americana che a soli 23 anni voleva farla finita, gettandosi nelle acque scure e ancora gelide del Tevere, a Roma. E ci sarebbe riuscita se un uomo, un carabiniere, in quel momento fuori servizio, non si fosse tuffato in quelle stesse acque per strapparla all’abbraccio mortale del fiume che l’avrebbe inghiottita in pochi secondi, date anche le fratture riportate nella caduta. Lui, l’eroe, è l’appuntato Euprepio Di Summa, di Francavilla Fontana, sposato e con un figlio, di stanza nella capitale dov’è in forza al Nucleo operativo e radiomobile, sezione motociclisti.
Di Summa passava lì per caso, non era in servizio, ma in abiti civili. Solo che la divisa certi uomini ce l’hanno tatuata sull’anima, con tutti i doveri ad essa connessi. L’ha vista issarsi sul parapetto del ponte Garibaldi, guardare le acque scure del Tevere che scorrevano sotto di lei, nel cuore della notte, all’una e trenta. E poi lanciarsi. Di Summa non ci ha pensato su un solo istante: la corrente, i vestiti che si sarebbero appesantiti zuppi d’acqua, la difficoltà di trascinare un corpo forse privo di sensi a riva. Pensieri che gli hanno attraversato la testa per pochissimi istanti, ma che non lo hanno fermato. Nemmeno un attimo di esitazione ne ha rallentato l’azione, repentina e risoluta.
Il militare si è tuffato in acqua comunque. Per raggiungere la ragazza e assicurarla a sé ha utilizzato la cintura dei pantaloni, e con quella l’ha assicurata al suo stesso corpo.
Ma portarla in salvo non è stato facile. In suo soccorso sono giunti altri due militari. La ragazza era ferita dopo l’impatto con l’acqua, che da quell’altezza diventa dura come l’asfalto: ha riportato una frattura a una gamba e altre lesioni.
Di Summa e i colleghi hanno faticato parecchio per riportarla a riva, ma ci sono riusciti. Esausti, però ce l’hanno fatta.
La giovane turista americana, soccorsa dal 118, è stata trasportata d’urgenza al Fatebenefratelli, dov’è attualmente ricoverata con 30 giorni di prognosi.
La vita è salva, e il tempo di riflettere su quel gesto disperato e su quella seconda possibilità che le è stata concessa da un angelo custode che ha messo a rischio la sua esistenza per dare una nuova vita a chi alla vecchia aveva purtroppo già deciso di rinunciare.
I militari protagonisti di questo gesto eroico, per giunta compiuto quando erano liberi dal servizio, sono stati incontrati ed elogiati dal comandante della Legione Carabinieri Lazio, generale di divisione Angelo Agovino.