Si è svolta stamattina davanti al Tribunale di Brindisi nella persona del Giudice Vittorio Testi la prima udienza dibattimentale del processo a carico dell’attivista di “Noi ci siamo” Fabio Cristofaro per diffamazione aggravata ai danni di Giacomo Leone. Il maratoneta prestato alla politica, come si ricorderà, querelò Cristofaro che su Facebook lo definì “maratoneta senza carattere”,
“stronzo”, “patetico” e lo accusò: “Stai reggendo il testimone al Pdl, partito dei ladri”. Parole pesanti che Leone, assistito dall’avvocato Domenico Attanasi, ha deciso di non incassare passivamente, ritenendo che quel post avesse travalicato abbondantemente il limite della libertà di critica, esondando nella meno nobile offesa gratuita, nell’insulto, nella diffamazione.
Da qui la scelta di querelare Cristofaro. Il caso è stato preso in carico dal pubblico ministero di Brindisi Valeria Farina Valaori, che ravvisando nelle parole sotto accusa gli estremi per un dibattimento in aula, ha chiesto e ottenuto dal gip il rinvio a giudizio dell’indagato. Inutili le richieste rivolta dal partito di Cristofaro a Leone di ritirare la querela. La loro invocazione al diritto di critica, al confronto che dovrebbe rimanere fuori, per quanto aspro e duro, dalle aule giudiziarie, non è stato accolto dall’atleta che anzi, proprio nell’udienza odierna ha deciso di costituirsi parte civile: premessa necessaria alla probabile richiesta di un risarcimento danni.