Niente da fare. A distanza di quasi quattro anni da quella fatidica mattina del 10 ottobre del 2011, quando uomini in divisa della Guardia di Finanza affissero i sigilli alle sue porte secolari, il castello di Oria realizzato nel 1025 dall’allora Imperatore Federico II di Svevia, resta sotto sequestro. E forse resterà così, inutilizzabile, inaccessibile, precluso agli occhi di migliaia di potenziali visitatori da tutto il mondo, ancora per molto. Il procedimento penale imbastito a carico dei nuovi proprietari Giuseppe Romanin e Isabella Caliandro, i coniugi che prima lo acquistarono a suon di milioni, poi lo romodellarono a loro piacimento commettendo quelli che la Procura ritiene abusi edilizi a danno del patrimonio storico, torna di nuovo al punto di partenza.
In principio il procedimento si sarebbe dovuto tenere presso il tribunale Brindisi, accanto a quella procura che ha condotto le indagini col pm Antonio Costantini; poi è stato spostato a Lecce. Ora la Cassazione ha detto che no, a Lecce non va bene: si torni a Brindisi, e si riparta dal via, cioè dalla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 12 imputati sui quali pendono a vario titolo una decina di capi di imputazione.
Tra loro anche i tecnici della Soprintendenza accusati di aver scritto il falso pur di favorire i nuovi acquirenti nella trasformazione dell’antico maniero in qualcosa si molto meno storico e molto più commerciale (con tanto di cucina, sala congressi, sala da pranzo, uffici, ecc.), anche a costo di aprire nuovi varchi, cambiare antichi infissi, spostare colonne, colare cemento. Si tratta, oltre che dei coniugi Romanin Caliandro, di Severino Orsan, nato a Vercelli e residente a Lecce, Pietro Incalza, il capo dell’Utc di Oria, Antonio Bramato, residente a Lecce. Poi Salvatore Buonuomo, residente a Gaeta, Attilio Maurano, residente a Salerno, Giovanna Cacudi, residente a Nardò, Vito Matteo Barozzi,mresidente ad Altamura, Salvatore Monteduro, residente a San Pietro Vernotico, Antonio Forte, residente ad Avellino, Antonio Loporcaro, residente ad Altamura.
Per tutti, insomma, si parte da zero. E il castello, sequestrato per ben due volte, riachia di rimanere lì, irraggiungibile gigante di pietra, belle, visitabile, ma anche no.