Lutto cittadino a Francavilla per i 900 migranti morti, le ragioni di una scelta giusta o sbagliata

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IMMIGRAZIONE: A LAMPEDUSA IN NOTTATA ALTRI 310 CLANDESTINISia chiaro. Le bandiere che domani a Francavilla Fontana si leveranno a mezz’asta non strapprereanno dall’abbraccio mortale del mar Mediterraneo i corpi dei 900 disperati che lì sono, e lì resteranno. Il gesto dell’amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Bruno non riecheggerà in Libia e non ammorbidirà il cuore di alcuno scafista. Quel tratto di mare tra l’Africa e la Sicilia continuerà a reclamare vite, e nessun lutto cittadino proclamato in un comune del brindisino o della Valle d’Aosta potrà mai impedirlo. Eppure, nonostante ciò, condividiamo la decisione di questa giunta. E allo stesso tempo non crediamo che i commenti contrari che su Facebook hanno accompagnato la pubblicazione del nostro articolo siano mossi da odio razziale o cinismo fine a se stesso. Ma da altro. E proviamo a spiegarlo.

Quello di Francavilla Fontana è uno dei comuni col minor numero di immigrati extracomunitari. Se ne incontra qualcuno, di tanto in tanto, ai semafori della “Croce”; c’è poi il ragazzo che col berretto in mano chiede pochi spiccioli se t’incontra per strada, poi più nulla. Qualcuno dirà: “Sì sono pochi, ma quei pochi fanno un gran danno”. Eppure proprio su questo giornale (e sugli altri dei nostri colleghi) ci ritroviamo a scrivere quasi quotidianamente di cittadini beccati a rubare, rapinare, corrompere, ammazzare, intrecciare affari con la mafia e via delinquendo. Nel 99 percento dei casi si tratta di italiani italianissimi, di Francavilla Fontana o degli altri comuni del Brindisino. Gli immigrati si contano sulle dita di una mano.

Allora perché tanto odio in quei commenti? La risposta ce la fornisce probabilmente un sondaggio Ipsos pubblicato la scorsa estate, secondo il quale la maggior parte dei cittadini del nostro Paese ritiene che gli immigrati costituiscano in Italia il 30 percento della popolazione totale. Il 30 percento, quando nella realtà sono appena il 7 percento: una delle aliquote più basse d’Europa. La storia ci insegna che quando un Paese è in difficoltà, alcune frange politiche individuano nello straniero la causa di tutti i guai. Oggi a cavalcare l’onda, come noto, è Matteo Salvini e la sua nuova Lega Nord. Ma una popolazione matura dovrebbe anche imparare a distinguere la propaganda politica dalla realtà.

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L’Italia è in tremenda difficoltà. Mancano i soldi e manca il lavoro. Ma i soldi che poi portano il lavoro e viceversa non mancano per gli immigrati. Gli immigrati in Italia hanno un costo di 12,6 miliardi di euro. Ma producono ricchezza a favore delle casse dell’Erario per 16,5 miliardi di euro. Insomma, l’immigrazione ci porta in tasca, ogni anno, 3 miliardi di euro netti. La Lega Nord invece, fra contributi versati al giornale “La Padania” (61 milioni di euro) e rimborsi elettorali versati al partito (173 milioni di euro), è costata fin’ora agli Italiani oltre 200 milioni di euro.

Con questo vorremmo provare a ricordare che se l’Italia si trova nelle attuali condizioni, non è per colpa del suo “cuore stupido” che la porta ad aiutare chi fugge dalle guerre, dalle torture, dall’oppressione e dalla fame. Noi italiani abbiamo vissuto tutto questo, e sappiamo che avremmo fatto di tutto per salvare noi stessi e i nostri cari. Anche emigrare. E lo abbiamo fatto, e lo facciamo ancora. La colpa, se proprio vogliamo individuare dei colpevoli, è delle mafie che lucrano sui vizi e sul dolore, che estorcono denaro ai commercianti e agli imprenditori impedendo loro di crescere, investire e assumere. La colpa è dei politici corrotti e delle aziende complici che ci costano 60 miliardi l’anno, la colpa è degli evasori che dichiarano nulla e poi girano in Ferrari, la colpa è di uno Stato che anziché tappare questi buchi, strozza i cittadini con tasse che non sono più in grado di pagare.

Insituire un giorno di lutto cittadino a Francavilla Fontana forse non salverà nessun disperato dalla morte in mare, ma forse porterà qualche cittadino, qualche bambino, qualche insegnante, a parlare di quelle bandiere a mezz’asta. A porsi delle domande, a discutere di immigrazione, dei suoi pregi e dei suoi difetti, nel nostro cuore stupido ma anche grande, capace di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa significhi essere umani e salvare delle vite. Affinché non si giudichi un cittadino dal colore della sua pelle, dalla sua religione o dalla sua lingua: ma solo dalla sua onestà.

Emilio Mola

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