L’era Vendola volge al termine. E’ tempo di bilanci: politici, ma anche economici. E c’è un rendiconto fra i tanti nel quale questi ultimi due aspetti si intrecciano: il modo in cui i consiglieri regionali decidono di pagare se stessi, e il modo in cui hanno deciso di mutare tale prassi. Ma partiamo dal principio. La Regione Puglia, per retribuire adeguatamente il gravoso impegno, versa ogni anno nelle tasche dei propri consiglieri (erano 70, ora si passa a 50) assegni per 129mila euro lordi. Circa 10mila euro al mese. Non proprio una miseria, alla quale si somma, a fine mandato, una congrua buonuscita, pari a 2,5 mensilità per ogni anno di servizio prestato. Circa 25mila euro ogni 12 mesi accantonati per affrontare la vecchiaia.
Così, di risparmio in risparmio, i consigieri regionali pugliesi sono arrivati a mettere da parte modesti gruzzoli che variano con l’anzianità di carica. I meno fortunati, quelli che in via Capruzzi sono rimasti una legislatura o anche meno, si dovranno accontentare ora (in realtà le somme sono già state incassate tra il 2012 e il 2014) di un assegno di 69.150 euro. E’ il caso dei brindisini Euprepio Curto, Giovanni Epifani, Maurizio Friolo, Pietro Iurlaro, Toni Matarrelli, Francesco De Biasi, Giovanni Brigante, ma anche di Alfarano, Barba, Bellomo, Blasi, Boccardi, Campese, Camporeale, Caracciolo, Caroppo, Cervellera, Degennaro, De Biasi, Dentamaro, Di Gioia, Gatta, Fratoianni, Laddomada, Lanzillotta, Longo, Marti, Mazza, Mazzarano, Mennea, Negro, Nicastro, Nuzziello, Pastore, Sala, Sasso, Schiavone.
Tra i brindisini, la medaglia d’oro per la liquidazione più sostanziosa va al sanpietrano Pino Romano, detentore di una buonuscita di 198.800 euro, seguito a distanza dal fasanese Fabiano Amati, fermatosi a quota 90.900 euro. Ma è allargando il compasso al resto delle provice che si incontrano cifre da lotteria Italia. Il più pagato in assoluto è infatti il consigliere foggiano Lucio Tarquinio, cui è stato versato (oltre alle indennità collezionate in 23 anni di carriera a Bari), la cifra di 587mila euro. Qualche spicciolo più in basso troviamo la prima donna, Silvia Godelli, con 585mila euro.
E poi giù: Lospinuso, Marmo, Palese con 458mila euro, Introna con 415mila euro, Congedo, Loizzo, Losappio, Maniglio, Marino, Pelillo, Ventricelli con 328.400 euro, Sannicandro con 324mila euro, Pellegrino con 296mila euro, Greco con 226.900, Buccoliero, Canonico, Cassano, Chiarelli, Damone, De Leonardis, Gentile, Lonigro, Minervini, Ognissanti, Olivieri, Pentassuglia, Stefàno, Surico, Zullo con 198.800 euro, Varducci con 170.700 euro, Capone, Gianfreda con 90.700 euro, Fiore con 75.600 euro. Al governatore Nichi Vendola andranno 198.800 euro.
Una vergogna? Sì. E’ una vergogna che dei consiglieri regionali guadagnino, oltre a un’indennità da favola, anche liquidazioni da sogno e – non dimentichiamoli – vitalizi fino al giorno della propria morte, vere e proprie pensioni per qualche anno passato in Consiglio. Una vergogna della quale gli stessi consiglieri regionali, nel corso dell’era Vendola, si sono resi conto. Decidendo di porvi fine, abolendo dal 2012 sia le liquidazioni record, sia gli imbarazzanti vitalizi. Per la serie: meglio tardi che mai.