E’ stato rimosso a stretto giro dall’arcidiocesi di Taranto, senza fronzoli e attese, don A. C., il padre carmelitano accusato di aver consumato rapporti sessuali con altri parroci, dopo essere stato denunciato presso il tribunale ecclesiastico regionale della Puglia da un 32enne che avrebbe allegato nel suo esposto ampia documentazione (video, foto, messaggi e altro) che attesterebbe la veridicità delle sue accuse. Don A., formatosi presso il convento dei padri carmelitani di Torre Santa Susanna, è stato “incastrato” dal suo denunciante residente a Rovigo, col quale in numerose occasioni avrebbe conversato virtualmente via webcam.
Veri e propri incontri sessuali in rete durante i quali il religioso non avrebbe risparmiato nulla al suo interlocutore: oltre alle scabrose chiacchierate, in cui poco e nulla era lasciato all’immaginazione, don A. si sarebbe speso in promesse di orge, di rapporti sessuali in cambio di un posto lavoro, proposte di viaggi a Taranto o a Roma dove consumare i rapporti, scambio di foto hot e persino di indirizzi di altri parroci gay con i quali organizzare appuntamenti.
Tutto questo, documentato da materiale fotografico, video e screenshot delle lunghe e numerose chattate, è finito sul tavolo del tribunale ecclesiastico regionale della Puglia, ma pare anche del Vaticano, cui don A. avrebbe più volte fatto riferimento, parlando dei suoi incontri omosessuali presunti o consumati. Materiale sufficiente per rimuovere il parroco incriminato a causa della sua “condotta moralmente riprovevole e assolutamente non compatibile con il ministero presbiterale”, ma anche per allargare le indagini al resto d’Italia, fin oltre le mura vaticane.