Si riceve e pubblica:
Oggetto: X I L E L L A
Sono il geom. Claudio MONACO, rappresentante della EDILPREF S.r.l. corrente in Oria (BR) che opera da 53 anni nel settore dei prefabbricati in cemento, impianti di depurazione, paletti per impianti agricoli.
La lunga esperienza di lavoro, il contatto quotidiano con gli agricoltori per la mia attività lavorativa mi costringono a prendere voce in questo momento in cui si dibatte sul pericolo “XILELLA” nei nostri uliveti.
C’è il rischio di decisioni affrettate, superficiali, strumentalizzate o peggio interessate ma con gente sicuramente in buona fede, che possono produrre danni incalcolabili per la nostra economia e per la nostra salute.
C’è il rischio di vedere spiantare alberi secolari che hanno potuto sopportare nei secoli tutte le malattie possibili.
C’è il rischio che si intraprendano azioni di bonifica del territorio con bombardamento dei terreni con fitofarmaci che lasceranno incoltivabile il terreno per 10-15 anni con un carico di tossicità che si svilupperà sul territorio con danni incalcolabili per la nostra salute e per quella dei ns. figli.
Questa mattina alla radio il giudice Cataldo Motta è stato intervistato, e ha dichiarato che: NON È STATA ANCORA ACCERTATA LA CORRELAZIONE TRA IL SECCO ESISTENTE DEGLI ULIVI E LA XILELLA.
Ci sono stati gli atti di un convegno nel 2010 tenutosi nel barese ad opera dell’Istituto di Agronomia Regionale che ha individuato la presenza del Batterio Xilella e occorre allacciarsi alle conclusioni di questo convegno, approfondire le argomentazioni e giungere alle conclusioni, le più ragionevoli, le più razionali, le più opportune scientificamente parlando, tranquillizzando intanto le persone e le coscienze che NON C’E’ L’URGENZA DI QUESTA PROBABILE EPIDEMIA e che occorre individuare un’azione di intervento che muova su due direttive, una per bloccare lo sviluppo di questa epidemia e una per curare.
Che occorre resistere alle pressioni degli agricoltori baresi che, visto che l’epidemia parte dal Salento, va bloccata lì sterminando tutti gli ulivi infetti; facendo terra bruciata per una ipotetica fascia di 15 km. di salvaguardia degli uliveti baresi, senza alcuna preoccupazione per quello che può succedere nel Salento e nella fascia di salvaguardia dove si continua a vivere e a lavorare, che occorre resistere alle pressioni delle industrie di fitofarmaci che vedono solo il loro business e che magari stanno brindando a questi sviluppi.
Oggi il buon senso consiglierebbe di attendere quello che il giudice Cataldo Motta si attende dalle sue indagini.
Non ci scandalizziamo più di niente, la storia recente e la cronaca ci hanno fatto assistere a montagne di fango costruite su niente solo per interesse privato, per superficialità di tanti; per ignavia di tanti altri; per tanti infingardi che occupano spazi pubblici sproporzionati alle loro effettive capacità, nonché montagne di fango ormai pietrificato che non si riesce più a rimuovere per gli stessissimi motivi di cui sopra.
Ill.mo Sig. prefetto valuti Lei l’opportunità di intervento presso il Corpo Forestale dello Stato che sembra sia la struttura di Pronto Intervento in questo frangente perché si adotti una linea di prudente attesa dei risultati delle conclusioni dei migliori agronomi, dei migliori professori universitari che possono dare indicazioni e suggerimenti diversi.
Mi attendo una serenità di giudizio e porgo i miei più distinti saluti.
Edilpref S.r.l.