I carabinieri del Ros hanno arrestato questa mattina l’ex potentissimo superburocrate del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, 71 anni ad agosto, originario di Francavilla Fontana. A lui, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, sotto indagine con circa 50 indagati, compresi alcuni politici, si contesta il coinvolgimento nella presunta gestione illecita degli appalti nell’ambito delle cosiddette Grandi opere, in primis Tav ed Expo.
I reati contestato a vario titolo alle persone finite nel mirino della Procura di Firenze sono: corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti e diversi altri delitti contro la pubblica amministrazione. Sono tuttora in corso oltre 100 perquisizioni da parte delle forze dell’ordine, che interessano tra gli altri anche Rfi (Rete ferroviaria italiana, controllata da Ferrovie dello Stato) e Anas international enterprise.
Al già sommo dirigente ministeriale francavillese si contestano i rapporti con l’imprenditore Stefano Perotti (arrestato a propria volta) che negli anni avrebbe ricevuto compensi per la progettazione e la direzione dei lavori di diverse grandi opere in ambito autostradale e ferroviario.
Quello di Incalza è un nome notissimo ai piani della burocrazia e della politica italiane. D’altra parte, prima di andarsene lo scorso gennaio, pur mantenendo un incarico di superconsulente, ha trascorso 14 anni e vissuto in prima persona – dal ponte di comando – ben sette governi e cinque ministri: nel 2001 capo della segreteria tecnica di Pietro Lunardi (governo Berlusconi), poi di Antonio Di Pietro (governo Prodi), promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (ancora Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e ancora Lupi (governo Renzi). Insomma, i politici passavano, Incalza no.
Trent’anni di carriera e non poche grane giudiziarie: sotto indagine 14 volte, il francavillese ne è uscito sempre lindo come un panno fresco di bucato. O quasi. Il suo nome compare nelle carte delle principali inchieste relative alle Grandi opere: dal Mose di Venezia all’Expo di Milano, compresa la “cricca” di Anemone e Balducci.
La nuova inchiesta che lo vede coinvolto è nella titolarità della Procura di Firenze in quanto tutto sarebbe partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città.
Dalle indagini è poi emersa l’esistenza di un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”.
Secondo l’accusa, sarebbe proprio Incalza – definito “potentissimo dirigente” del Ministero dei Lavori pubblici – il principale artefice di quell’articolato sistema corruttivo.
Oltre a quello di Incalza e dell’imprenditore Perotti, tra i nomi noti figurano quello di Sandro Pacella, funzionario del Ministero e stretto collaboratore di Incalza e Francesco Cavallo, presidente del Consiglio d’amministrazione di Centostazioni Spa, società del gruppo Fs.