Si riceve e pubblica:
Come è ben noto, nel corso del dibattito tenutosi in Consiglio comunale sul tema del rilancio del Centro di Carico Intermodale di Francavilla ebbi ad esprimere motivate e serie perplessità. Purtuttavia, ritenni di esprimere il voto favorevole sul testo del protocollo d’intesa che sarebbe stato sottoscritto tra il Comune di Francavilla Fontana e l’Autorità Portuale di Taranto non solo perché era stato recepito un emendamento che non ci legava mani e piedi alle vicende tarantine, ma anche come segno di responsabilità da parte di chi, al netto delle vicende amministrative, era stato colui che sull’Intermodale di Francavilla Fontana aveva fatto giungere corposi finanziamenti, ahimè ancora non utilizzati.
Il Protocollo d’intesa, peraltro, nelle premesse riferiva di un Porto di Taranto, terzo porto nazionale per la movimentazione delle merci, con particolare riferimento alle ipotesi di potenziamento e adeguamento delle dotazioni infrastrutturali per sviluppare l’import/export delle merci, con particolare riferimento ai traffici containerizzati in quanto scalo privilegiato per i collegamenti con il Medio Oriente, il Nord Africa e tutti i porti del Mediterraneo.
E proseguiva evidenziando l’interesse dello stesso Porto di Taranto verso nuove ipotesi di sviluppo: Piastra Logistica, Distripark e Zona Franca non interclusa.
Senonché proprio l’altro ieri autorevolissimi organi d’informazione hanno riferito di una situazione incandescente nel Porto di Taranto dove, da fine dicembre 2014, il terminal container è chiuso alle operazioni commerciali. Con l’ovvia conseguenza che a partire dal gennaio 2015 ad oggi nessun container ha trovato collocazione sulle banchine ioniche. Un dato devastante se solo si considera che nell’anno 2011 transitarono ben 604 mila teu (contenitori da venti piedi) e che pertanto a tutto il mese di marzo si presume una perdita di ben oltre 150 mila teu.
Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che non sarà per un puro caso se Evergreen ha sostanzialmente abbandonato Taranto per il Pireo, che i lavori per il dragaggio dei fondali non vede ancora spiragli positivi, che vi è preoccupazione anche per il rinnovo della cassa integrazione per i lavoratori di quell’area portuale, viene naturale chiedersi se effettivamente abbia visto nel giusto l’A.C. nel volere quel Protocollo, oppure Curto che ebbe a definirlo “fumo negli occhi”.
Un fatto è certo. Questa via, così magnificata dall’attuale maggioranza, si appresta e predispone ad essere un vero e proprio bluff. Che, almeno per quanto mi riguarda, non consentirò sia consumato nel silenzio generale, in quanto a breve chiederò una prima verifica sullo stato dell’arte, e, ove vi dovesse essere conferma della impraticabilità di quella intesa, non esiterò un solo minuto a chiedere che quel protocollo d’intesa divenga carta straccia.
Euprepio Curto